PESARO – Asur, Asl, ospedale nuovo, il partito della Rifondazione Comunista di Pesaro interviene sottolineando che «la politica sanitaria nel nostro territorio non è riuscita ad esprimere nulla di veramente nuovo: le priorità restano la mera riorganizzazione burocratica e i nuovi immobili. Questo dopo l’annuncio dell’addio all’ASUR regionale, con la prossima nascita di cinque ASL provinciali e con la certezza che il prossimo ospedale di Pesaro sarà costruito a Muraglia».
Il Prc sottolinea: «Quel che è accaduto negli ultimi tempi a Pesaro non è bastato a convincere nessuno a convogliare investimenti rivolti al rilancio della medicina di base, all’incremento del personale medico ed infermieristico, all’acquisto di strumenti per la diagnostica, la cura e la riabilitazione dei pazienti, per la dotazione di risorse per i malati cronici, per l’assistenza domiciliare e fornitura di servizi e ausili per il mondo della disabilità.
Fermo restando che per il suo completamento occorreranno molti lustri, quando il nuovo ospedale di Muraglia sarà terminato cosa ci si metterà dentro? Resteranno risorse per tutto il resto? Noi pensiamo che tutto il dibattito politico sulle questioni immobiliari e burocratiche serva solamente a rinviare i problemi attuali più avanti nel tempo e che, nel frattempo, si apriranno ulteriori enormi possibilità di implementazione per la sanità privata.
Rileviamo una sostanziale continuità di scelte fra le giunte di centrosinistra e quella di destra attuale: l’ospedale nuovo di Pesaro, seppur ridimensionato quanto a volumi e posti letto, sorgerà in un’area con criticità dei terreni in frana, con rischio idrogeologico, con insufficienza delle aree disponibili comportanti una densità insostenibile delle cubature, con congestionamento del traffico veicolare, con relativo aumento dell’inquinamento da PM 10 (per il traffico urbano, il traffico proveniente dalla costa e da tutto l’entroterra), con ulteriore consumo di nuovo suolo, con posizione non baricentrica del sito rispetto alle esigenze delle popolazioni dell’entroterra.
Possiamo anche ragionevolmente prevedere che il trasferimento del San Salvatore dal centro storico sarà anche il viatico per l’ennesima e colossale opera speculativa. I modelli sanitari marchigiano e pesarese dei prossimi decenni, se non si farà nulla per cambiare strada, resteranno gli investimenti immobiliari a lungo termine e un grande spazio, finanziato dalla finanza pubblica, alla sanità privatistica. È questo quel che i pesaresi veramente vogliono?»