VALLEFOGLIA – Maxi struttura per anziani a Vallefoglia, l’ingresso del privato nella sanità: tutti i dubbi della Cgil Pesro.
A parlare sono il segretario provinciale Cgil Roberto Rossini, la segretaria Spi Loredana Longhin e Vania Sciumbata della funzione pubblica.
«Il mega progetto ormai prossimo all’inaugurazione all’Apsella di Vallefoglia, di una casa per anziani con 240 posti e un complesso residenziale di 23 appartamenti sempre per anziani ma autosufficienti oltre ad un’area verde e altri servizi socioculturali non convince la Cgil provinciale che esprime il proprio disappunto. Questo progetto per quello che ne sappiamo (non c’è mai stato un confronto) presenta forti elementi di criticità sotto vari profili.
Prima di tutto dal punto di vista metodologico. Dal 2017, data di inizio del progetto ad oggi, non vi è mai stata una vera interlocuzione con le organizzazioni sindacali eppure le occasioni non sono mancate perché in questi anni ci sono stati momenti di confronto sia con il Comune di Vallefoglia che con quello di Pesaro».
Il sindacato evidenzia che «come Cgil, abbiamo partecipato assieme alle altre associazioni, alla stesura del piano sociale d’ambito, ma di questo progetto non si è mai discusso. Ci lascia stupefatti come si possa pensare di realizzare un progetto così vasto su temi strategici che vanno dalla sanità, ai servizi socio sanitari, all’occupazione, al rapporto con il territorio, saltando completamente il confronto con il sindacato. Tanti e di diversa natura sono gli interrogativi sulla nascita di questa nuova struttura sui quali ci auguriamo di ricevere presto delle risposte.
Dal punto di vista strettamente sanitario, l’intervento del privato nella gestione della sanità pubblica non ci piace. Anzi, questa operazione che mette insieme un gruppo immobiliare e una fondazione religiosa è il preludio dello smantellamento di un’idea di sanità pubblica».
I leader sindacali fanno una sottolineatura ed esprime interrogativi. «Qualche giorno fa la Regione ha stabilito per legge la chiusura di Marche Nord con tutto ciò che questo comporterà e in compenso ci si affida a privati. Sotto il profilo sociale c’è da chiedersi: ma siamo davvero sicuri che il polo della longevità risponda ai bisogni degli anziani oppure li ghettizza, creando la città di serie A e la città di serie B?
Siamo davvero sicuri che una struttura di tale portata sia in grado di rispondere agli obbiettivi di inclusività e solidarietà di cui hanno bisogno gli anziani? Siamo sicuri che si realizzi in questo modo la coesione sociale? Siamo davvero certi che l’istituzionalizzazione sia la soluzione migliore o abbiamo già dimenticato le immagini del 2020 su quello che accadeva nelle case di riposo durante la prima fase della pandemia? Siamo sicuri che questo progetto sia in linea con quanto previsto dal Pnrr che nelle indicazioni parla di domiciliarità e assistenza territoriale?
E per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, il reclutamento di 300 addetti sociosanitari e 170 assunzioni stabili, è sicuramente un dato positivo, ma sarebbe interessante sapere come si reperiscono queste professionalità vista la carenza ormai strutturale di personale sociosanitario».