Pesaro

Popolo della Famiglia Pesaro: «Attività etniche bandite dal centro? Strano modo di fare inclusione e pari opportunità»

Il coordinatore Amadei: «Per la giunta Ricci le attività non italiane non sarebbero decorose, non ignorare la portata civile del provvedimento»

PESARO – No ai bazar e negozi etnici in centro storico, il Popolo della Famiglia di Pesaro critica la scelta del Comune di Pesaro.

«E’ questo che la Giunta di Pesaro intende per inclusione? – si chiede Gabriele Amadei, coordinatore del Popolo della Famiglia della Provincia di Pesaro – Non si vuole assolutamente entrare nel merito delle decisioni della Giunta di Pesaro relative al ‘Decoro Urbano’ né tanto meno all’annosa e grave problematica dell’immigrazione, tema delicato che non è stato ancora risolto a livello locale, nazionale ed europeo. Ma non si può nemmeno ignorare la portata civile e sociale di tale provvedimento. Definire una condizione “decorosa”, significa che tutto il resto è “in-decoroso”. Quindi le attività che non sono italiane sarebbero in-decorose».

Amadei allarga il ragionamento: «Strano modo di intendere l’accoglienza, l’inclusione, le pari opportunità, l’anti-razzismo. Le attività ‘etniche’ sono bandite dal centro storico. Ma possono benissimo essere collocate nelle periferie, forse perché anche quelle non sufficientemente ‘decorose’? Non erano una volta quelli i quartieri di coloro che erano difesi, tanto tempo fa, dai partiti a cui questa Giunta dovrebbe ispirarsi? Intendiamoci: qui si tratta di persone che hanno come minimo un visto, se non una cittadinanza italiana, perché dubito che un clandestino possa anche solo presentare una domanda di inizio attività in qualunque comune d’Italia. Ci sono state manifestazioni di piazza, colonne sui giornali, e un coro quasi unanime per invocare il libero accesso in Italia, lo Ius Soli, i diritti inalienabili per tutti, e poi, “si, venite pure in Italia, ma state un po’ in disparte, per favore…”. Il Popolo della Famiglia richiamerà sempre il valore della persona, di tutte le persone, e la difesa dei più deboli, di tutti i deboli e indifesi».

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