ACQUALAGNA – La brutta disavventura a lieto fine che ha visto protagonisti una giovane coppia di escursionisti nell’ultimo fine settimana è stata l’occasione per il Soccorso Alpino regionale per lanciare un appello: «Non sottovalutare mai le insidie che la montagna può celare anche nella più semplice delle attività svolte».
Il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (CNSAS), che provvede al soccorso degli infortunati, al recupero dei caduti nel territorio montano, nell’ambiente ipogeo e nelle zone impervie del territorio nazionale, ha voluto lanciare un monito a tutti gli appassionati di escursioni che, non raramente, tendono a sottovalutare i potenziali pericoli che possono celarsi dietro un’uscita in un territorio selvaggio ed impervio.
Basti pensare che, nonostante il lockdown di questi ultimi mesi, in questo 2020, oltre l’episodio di cui sopra, ci son stati altri due interventi che hanno evitato epiloghi ben più tragici: lo scorso 15 febbraio una 32enne recuperata dopo un infortunio alla caviglia a circa 1300 metri al di sopra della Cascata Nascosta del Rio dell’Infernaccio nel Comune di Montefortino in provincia di Fermo, ed un 70nne di Serrungarina che, lo scorso 25 febbraio, era precipitato per più di cinquanta metri in una scarpata.
Il personale del CNSAS ha anche raccontato la non facile operazione di salvataggio messa in atto ad Acqualagna durata più di 10 ore, a cui hanno preso parte da 9 operatori:«La variegata conformazione rocciosa del luogo e la pessima visibilità hanno reso ardua la localizzazione dei due malcapitati. Fondamentale è stato l’utilizzo dell’ “SMS Locator “. La centrale operativa nazionale del Soccorso Alpino di stanza a Torino, attraverso una tecnologia di cui è proprietaria, invia un messaggio allo smartphone del malcapitato che, semplicemente aprendolo, fa si che l’apparecchio invii in automatico le coordinate gps alla centrale stessa che poi le gira agli operatori. Con la posizione ricevuta e l’utilizzo di apparati gps di ultima generazione, la squadra ha approntato la strategia di avvicinamento che, con non poche difficoltà dovute ai luoghi estremamente impervi, ha permesso di raggiungere a notte fonda i ragazzi impauriti e infreddoliti».
Dal report del Soccorso Alpino sarebbe emerso che i due ragazzi avrebbero abbandonato volontariamente il sentiero e la comitiva di cui facevano parte pensando di poter rientrare al parcheggio sottostante discendendo i ripidi pendii presenti: «Lasciare volontariamente il sentiero segnato – conclude la squadra del CNSAS – e l’utilizzo di calzature ed equipaggiamento inadeguato, espone in modo certo a pericoli e infortuni che possono avere anche esito letale». Mai sottovalutare la natura.