ROMA – Infiltrazioni mafiose a Pesaro, la Direzione investigativa antimafia cita una serie di episodi avvenuti nel territorio e parla di «presenze sporadiche». Ma ci sono esempi sia per la Camorra che per l’ngrangheta che per la mafia pugliese.
La Dia ha pubblicato la relazione semestrale sulle attività della criminalità organizzata e la loro proiezione sui territori.
Per Pesaro nei primi sei mesi del 2019, la Dia scrive che «si sono rilevate sporadiche presenze di soggetti collegati alle cosche calabresi, campane e pugliesi, dediti per lo più a reimpiegare denaro o, con specifico riferimento ai pugliesi, alla commissione di reati predatori. Questi tentativi di inserimento avrebbero interessato, nel tempo, immobili e attività turistiche e ricettive».
Tra i casi di cronaca viene ricordato ancora l’omicidio Bruzzese del Natale del 2018, fratello di un collaboratore di giustizia dell’ndrangheta. Ma si va oltre.
Si legge che «i carabinieri hanno arrestato un imprenditore originario di Cropani (Catanzaro) e ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla bancarotta fraudolenta e documentale. Questo soggetto, a nome di una società intestata a prestanome, effettuava consistenti acquisti di merce nella provincia, che veniva ritirata, senza pagare i fornitori, e rapidamente inviata a complici in Calabria».
L’uomo, 51 anni, girava in Maserati, motivo per cui venne notato. Ha lasciato un buco da mezzo milione e una novantina di fornitori a terra. Si trattava di un figlio di un presunto capobastone di una cosca calabrese.
Altro caso degno di attenzione: la Guardia di finanza, a maggio 2019, ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di un imprenditore, ritenuto figura di vertice del gruppo Sposato-Tallarida di Taurianova (Rc). Il provvedimento, che ha riguardato beni per un valore stimato in oltre 13 milioni di euro, ha colpito tra l’altro un immobile nel comune di Saltara di Colli al Metauro.
La Dia va avanti e passa alla camorra, citando l’arresto di un affiliato al clan dei “Vollaro” di Portici (Napoli), il 4 febbraio 2019. È stato rintracciato e arrestato a Fano dalla polizia per un omicidio di dieci anni prima a carico di un fornaio. Il 36enne si era stabilito da dieci anni a Fano. In questi anni aveva lavorato in zona come operaio. Già noto a Questura e Carabinieri, era sospettato di far parte di un sodalizio in grado di far arrivare quantitativi di sostanze stupefacenti nella piazza fanese e pesarese.
La Dia cita anche la Sacra Corona Unita pugliese. «Gli esiti dell’inchiesta “Piedi di Corvo”, conclusa nel mese di aprile 2019, hanno evidenziato l’operatività di un’articolazione vicina al clan barese Stramaglia, attiva negli assalti ai bancomat con uso di esplosivo. In particolare, come già emerso in precedenti indagini, il gruppo partiva dalla Puglia verso il territorio di Pesaro e subito dopo la realizzazione dei colpi rientrava nella propria regione». Sette i bancomat fatti saltare.
Nel semestre, inoltre, «non sono mancate evidenze relative ai gruppi stranieri. La Polizia, il 3 gennaio 2019 ha rintracciato, con la collaborazione dell’Interpol, un latitante albanese, che nel 2016 era sfuggito alla cattura nel corso di un’operazione condotta nella regione contro il traffico internazionale di stupefacenti. L’attività aveva portato all’arresto di 5 trafficanti albanesi mentre stavano scaricando un carico di oltre 1.800 kg di marijuana sul litorale di Marotta di Fano. Il successivo mese di febbraio, infine, un cittadino bosniaco è stato arrestato, sempre dalla polizia, in quanto ritenuto responsabile di due rapine, entrambe ai danni di esercizi commerciali di cinesi, avvenute nell’ottobre 2018 rispettivamente a Fano e Pesaro».
Da ultimo viene anche citato «l’arresto di 4 soggetti di origine calabrese in quanto ritenuti responsabili dell’omicidio di un pensionato, avvenuto nel corso di una rapina a San Lorenzo in Campo (Pu) nel mese di marzo 2019». Si tratta dell’omicidio Grilli, il cui processo inizierà in settimana a Pesaro in corte d’assise.