PESARO – Revenge porn, se n’è parlato in Consiglio comunale a Pesaro con l’approvazione di un ordine del giorno.
Un ordine del giorno che rientra nella rassegna di iniziative organizzate dall’amministrazione e assessorato alle Pari Opportunità in occasione della Giornata Internazionale della donna. «Abbiamo voluto stimolare una riflessione che ha abbracciato e coinvolto tutti i fenomeni meno conosciuti dietro la violenza di genere: body shaming, cat calling e revenge porn, che però rappresentano forse la forma più diffusa di una prevaricazione del pensiero patriarcale nella nostra società – ha spiegato l’assessore con delega alle Pari Opportunità Camilla Murgia -. L’8 marzo ricorda a noi tutti che ancora un mondo paritario ed equo è molto lontano, che la strada della conquista di diritti è ancora lunga e che sempre l’attenzione debba restare alta sulla violenza di genere. Mi domando spesso che mondo sarebbe se le donne fossero sedute nei tavoli delle trattative di pace tra Russia e Ucraina per esempio, la voce delle donne è spesso assente dalle grandi dinamiche mondiali, e questo periodo storico invece ci impone un ragionamento più esteso e critico, che non può non portare a una mobilitazione capillare e una rivoluzione culturale».
L’assessore Murgia ha sottolineato l’importanza della presenza in aula di Percorso Donna, rappresentato dall’avvocatessa Francesca Santorelli, per comprendere il fenomeno «ancora poco conosciuto per le conseguenze» del revenge porn. «In Italia il tema della tutela delle vittime della pornografia virtuale e del cyber bullismo è stato a lungo sottovalutato. Alcuni casi di cronaca hanno poi creato attenzione dell’opinione pubblica. Revenge porn significa pornografia vendicativa, definizione che pone alla base uno “sbaglio”, ma così non è. Per questo meglio utilizzare la dicitura “condivisione non consensuale di materiale intimo” – ha sottolineato l’avvocatessa Santorelli -. Un’azione che può portare conseguenze molto gravi come ansia, pensieri suicidari, depressione. Ma anche atti persecutori, stalking. O ancora conseguenze sociali come la perdita del lavoro o difficoltà a trovarlo». Il rapporto: Un anno di Codice Rossa mostra numeri significativi, «dal 1 agosto 2019 al 31 luglio 2020 sono stati registrati 1083 procedimenti penali iscritti per il reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Dati che dimostrano come la fattispecie di reato era necessaria per colmare un vuoto che c’era fino a quel momento». Dopo la relazione dell’avvocatessa Santorelli si è passati alla presentazione dell’odg.
«Programmazione di campagne di sensibilizzazione, formazione e informazione nelle scuole e alla cittadinanza tramite eventi divulgativi promossi da esperti. Intensificazione e potenziamento delle misure in atto a sostegno psicologico a favore delle vittime, nel percorso di reinserimento lavorativo, scolastico e sociale. Incremento del personale esperto nel sostegno psicologico e psicoterapeutico, di consulenza legale per affermare i diritti delle vittime. Percorsi di formazione professionale per il personale scolastico, operatori della rete antiviolenza (legali, psicologi, personale medico) per un approccio multidisciplinare e condiviso. Intensificare l’attività di prevenzione e contrasto all’odio portata avanti negli anni dall’amministrazione, attraverso il coinvolgimento di esperti e un approccio multidisciplinare». Sono queste le proposte oggetto dell’ordine del giorno redatto dalla Commissione Donne Elette del Comune di Pesaro (Anna Maria Mattioli, Laura Biagiotti, Guendalina Blasi, Alessandra Cecchini, Maria Rosa Conti, Giorgia Leonardi, Giulia Marchionni, Chiara Panicali, Lisetta Sperindei, Claudia Vanzolini).
«Parlando di revenge porn parliamo di “assenza di consenso” – ha sottolineato Anna Maria Mattioli -. Nel 2022 è difficile pensare di associare il revenge porn solo ad un ricatto perpetrato da un ex partner deluso, ma è un fenomeno diffuso che vive nei canali che viviamo quotidianamente, senza pensare al danno che può essere fatto alle vittime. Dobbiamo evitare pericolosissimi fenomeni di normalizzazione sociale o discriminazione di genere. Basti pensare alla facilità di come una donna venga additata, bollata e derisa dopo la diffusione di un suo video sessualmente esplicito. In questo documento ho voluto ricordare il caso di Tiziana Cantone, vittima di revenge porn nel 2015 che si è tolta la vita un anno dopo la denuncia, diventando tragicamente emblematica e simbolo, tanto da aver visto poi riconoscere il revenge porn come un vero e proprio reato. Denunciare è un atto di coraggio sicuramente doveroso e se si è vittima ci si deve rivolgere alle autorità». Ordine del giorno approvato all’unanimità.