PESARO – Riaperto al pubblico il percorso cittadino della cultura ebraica composto dalla Sinagoga e dal Cimitero Ebraico visitabili il giovedì pomeriggio fino a settembre; due affascinanti ‘luoghi’ che testimoniano ancora oggi le tracce di un popolo che scelse Pesaro come propria sede contribuendo a definirne l’identità culturale, civile ed economica.
La sinagoga di via delle Scuole si visita ogni giovedì dalle 17 alle 20; l’apertura è promossa dall’Assessorato alla Bellezza del Comune e Sistema Museo in collaborazione con la Delegazione di Pesaro e Urbino del FAI Fondo per l’Ambiente Italiano, partner ormai ‘istituzionale’ dell’Amministrazione nella valorizzazione della sinagoga. Costruita nel XVI secolo e trasformata nei secoli XVII e XVIII, la sinagoga viene inserita nel tessuto urbano del ghetto senza segni di particolare distinzione per ovvi motivi di sicurezza. Al piano terra si trovano il forno per il pane azzimo per Pasqua, la vasca per i bagni di purificazione, il pozzo; in fondo al corridoio la fontanella per il lavaggio delle mani prima di entrare nella sala delle Preghiere al primo piano. Qui Arca Santa (anche se ‘l’armadio sacro’ si trova ora a Livorno) e Pulpito (Tevàh) si contrappongono una di fronte all’altro al centro delle pareti più corte. Il soffitto è decorato a stucco con rosoni e serti di quercia, chiaro omaggio degli ebrei ai Della Rovere, signori di Pesaro cui dovevano decenni di benessere e tranquillità.
Spostandosi nel verde del Parco San Bartolo, il Cimitero Ebraico (strada panoramica San Bartolo c/o n. 161), è aperto dalle 17 alle 19; dalle 18 è presente una guida messa a disposizione dall’Ente Parco Naturale San Bartolo nell’ottica di un percorso di qualificazione ambientale e culturale del parco sempre più connotante per una realtà unica nelle Marche e non solo, fiore all’occhiello del progetto ‘Riviera del San Bartolo’. Adagiato sulle pendici del colle San Bartolo, fino a metà novecento lo spazio del cimitero appariva come una scoscesa pendice campestre con rade alberature; il recupero del 2002 ad opera della Fondazione Scavolini ne ha reso possibile la fruizione. Fra l’intrico di rovi affiorano più di 100 monumenti funerari realizzati con pietre locali, soprattutto calcare di Piobbico e poi arenarie e marmi.