PESARO URBINO – Riforma sanitaria, è legge. I consiglieri regionali pesaresi mostrano il loro scontento su posti letto, liste d’attesa e Ast.
«Dopo tre giorni consecutivi di Consiglio sulla nuova legge regionale di riorganizzazione sanitaria il risultato è amaro e deludente. Nessuna soluzione ai veri problemi dei cittadini – spiega la Consigliera regionale Micaela Vitri – che continueranno a subire lunghe liste d’attesa, guardie mediche chiuse e fughe di medici verso altre regioni o nel privato.
Le uniche due novità rilevanti sono la cancellazione dell’Azienda Unica Regionale (Asur) in favore di cinque Aziende Aziende Sanitarie territoriali (AST), con l’aumento di dirigenti e poltrone, e la cancellazione dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord che verrà inglobata nell’AST. Purtroppo questa legge non ha tenuto conto dei contributi dell’opposizione visto che su 167 emendamenti presentati ne sono stati approvati solo 8. Tra quelli bocciati purtroppo anche la richiesta di aumentare del 3% il capitolo della spesa sanitaria dedicato al personale medico e infermieristico.
L’unica nota positiva che mi fa piacere evidenziare è che grazie a un mio emendamento sia stato colmato un piccolo vuoto».
In particolare si parla di medicina di genere. «Ora la legge approvata è stata integrata dall’emendamento che ho proposto, firmato anche da Andrea Biancani, che all’articolo 2 comma 4 lettera B avrà anche il Bbis in cui si chiede: “Il rafforzamento del concetto di centralità della paziente e della personalizzazione delle cure attraverso l’approccio innovativo della medicina di genere”. Un piccolo passo – aggiunge Vitri – ma significativo. Oggi infatti i dati epidemiologici, clinici e sperimentali indicano l’esistenza di differenze rilevanti tra uomini e donne nell’insorgenza, progressione e manifestazione clinica delle malattie, nonché nella risposta associata ai trattamenti terapeutici, visto che sino a poco tempo fa i farmaci venivano testati solo sul campione maschile».
Andrea Biancani è critico: «La riforma non aumenta di un euro né le risorse né i posti letto. Rischia di essere solo un’operazione per aumentare le poltrone che non migliorerà i servizi ai cittadini, non diminuirà le liste di attesa o la mobilità passiva e provocherà un’ulteriore fuga del personale.
Per assegnare i posti letto c’è una legge di riferimento nazionale, il cosiddetto decreto Balduzzi, che fissa un limite pari a 3,7 posti letto ogni mille abitanti. La nostra provincia è ben al di sotto con solo 2,6 posti letto ogni mille abitanti. Un numero di posti inferiore a quello che ci spetterebbe, che veniva giustificato con la presenza dell’Azienda Ospedaliera Marche Nord, che a parità di investimenti aveva dei tempi di ricovero più brevi e dava un maggior numero di prestazioni rispetto ad altre aziende regionali. Nonostante questi dati, la Regione ha comunque deciso di chiudere l’azienda, come se un imprenditore titolare di 4 aziende decidesse di chiudere quella che ha i dati migliori, una scelta incomprensibile. Così mancano 300 posti letto, senza un riequilibrio.
Una riforma che indebolisce proprio la sanità della provincia di Pesaro-Urbino. Siamo di fronte a scelte che rendono difficile pensare ad un miglioramento della sanità nella nostra provincia, che fanno temere per un aumento della mobilità passiva, della fuga del personale e delle liste d’attesa, già esplose negli ultimi due anni».