PESARO – Ristoranti e pubblici esercizi in ginocchio. La resistenza rischia di tramutarsi nel rischio «concreto per la tenuta economico-sociale del paese».
Sono le parole di Amerigo Varotti, direttore della Confcommercio Marche Nord: «L’anno orribile della ristorazione italiana prosegue anche nel 2021 con questo ridicolo decreto legge approvato nel Consiglio dei Ministri del 4 gennaio. In questo lungo periodo di lockdown con la chiusura di ristoranti e pubblici esercizi a seguito del DPCM del 3 dicembre ed anche con la chiusura di palestre, piscine e alberghi (di fatto, per mancanza conseguente di turisti e clienti) i contagi sono vistosamente aumentati.
Dunque i ristoranti e bar non erano gli untori, non è neppure negli alberghi e pubblici esercizi che nascono i contagi. Perché qui vengono rispettate le norme e i protocolli anti covid-19. L’aumento dei contagi che mette a rischio il ritorno alla normalità ed incrementa le difficoltà economiche delle nostre imprese è evidentemente dovuto ai comportamenti non corretti di molti (giovani e non ) e dai limitatissimi controlli e sanzioni per gli imbecilli che anche durante le festività hanno trovato il modo – in luoghi privati o abusivi – di creare assembramenti e festeggiare senza alcuna protezione sanitaria (che invece vengono adottate nei pubblici esercizi). Abbiamo visto sui social foto di giovani e meno giovani sorridenti e festeggianti senza mascherine e distanziamento (che sicuramente han portato i contagi a casa, negli ospedali o nelle RSA). Speriamo siano tutti rintracciati e pesantemente sanzionati».
Varotti cita l’esempio dell’hotel di lusso sul lago di Garda in cui è stato organizzato il cenone con centinaia di persone. Poi torna sull’ultimo decreto. «Giovedì e venerdì , zona gialla “rinforzata” : ristoranti e pubblici esercizi aperti fino alle 18. Sabato e domenica, zona arancione e quasi rossa: ristoranti e pubblici esercizi chiusi (solo asporto e delivery). Da lunedì si vedrà. Con spostamenti tra regioni vietati fino al 15 gennaio.
Ma le imprese non possono essere trattate così. Sono attività complesse che non possono programmare a giorni alterni (acquisti, scorte, personale, organizzazione lavoro).
Hanno deciso di massacrare questo settore – mentre altri pur avendo avuto contagiati in qualche reparto hanno potuto continuare la loro attività produttiva. Ed a queste limitazioni inutili si accompagnano ristori insufficienti. Del tutto modesti rispetto ai danni economici enormi causati dalle chiusure obbligatorie o in conseguenza di tali limitazioni (alberghi).
Tutto ciò insieme agli scarsi controlli attuati nelle città e le modestissime sanzioni applicate sta mettendo a rischio la tenuta economica delle imprese e la tenuta sociale.
La rabbia degli operatori di questi settori per le inutili chiusure ed il rischio concreto di cessazione delle attività, unitamente alla “delicatezza” nei confronti dei furbetti e dei disonesti, sta creando una miscela esplosiva che sarà difficile contenere a lungo».