PESARO – San Terenzio, patrono di Pesaro. Niente processione, messa con posti contingentati e diretta Tv. La solenne celebrazione sarà oggi, giovedì 24 settembre, alle 18, presieduta dall’arcivescovo Monsignor Piero Coccia e su Rossini Tv canale 633.
Ecco il messaggio dell’arcivescovo Coccia: «In questo tempo particolare, in cui è ancora il corona virus a condizionare le nostre esistenze costringendoci a necessarie limitazioni, anche la festa di San Terenzio,
Patrono della nostra Arcidiocesi, assume un sapore inedito: non si svolgerà la tradizionale processione lungo le vie del centro, sarà più contenuta la presenza dei fedeli e più sobria la celebrazione nel suo insieme».
E poi prosegue: «Ma l’essenza dell’annuncio evangelico e dell’avvenimento cristiano che, attraversando i secoli, continua a giungere a noi dalle profonde radici della Chiesa pesarese, non muta. Anzi si rivela più che mai attuale ed incisiva. La realtà di questo tempo, infatti, è per tanti aspetti così drammatica e implacabile, da mettere alla prova inevitabilmente la ragionevolezza della speranza che per natura anima ogni uomo e ogni donna: una speranza che, come tutti comprendiamo, non può identificarsi con l’ottimismo a tutti i costi, fragile e destinato, prima o poi, a infrangersi.
Ebbene, la nostra Chiesa locale ha dato prova, per grazia, che la speranza fondata sul Cristo Risorto ha una solida consistenza e genera persone che, senza essere eroi, si mostrano forti nell’affrontare situazioni problematiche come quelle della pandemia e non arretrano di fronte alle difficoltà».
Quindi aggiunge: «Penso ai parroci e ai sacerdoti, agli operatori della Caritas, ai membri della Cappellania ospedaliera, agli educatori degli Oratori e ai responsabili della Pastorale, ai docenti di religione e ai tanti laici che in famiglia, nella scuola, nei luoghi di lavoro hanno continuato generosamente la loro presenza e il loro servizio.
Penso, in particolare, a coloro che hanno vissuto personalmente la malattia ed hanno trovato nella fede il fondamento di una speranza che non delude, neppure di fronte alla sfida suprema della morte.
Al di là dal contesto pandemico è possibile rintracciare limpide testimonianze di quanto la speranza in Cristo possa generare una umanità nuova, libera e generosa. Al riguardo mi riferisco anche ai sacerdoti provenienti da chiese sorelle che, per la carenza ormai nota del nostro clero diocesano, hanno lasciato con grande disponibilità e apertura la loro terra, la loro gente, i loro affetti, per mettersi gioiosamente al servizio della nostra Chiesa locale».
Coccia chiude con una preghiera «affinché la Chiesa locale, oggi come in passato, possa portare un contributo decisivo alla società civile, educando i giovani alla speranza, alimentando un clima di fiducia nel futuro, mostrando vicinanza ai fratelli nelle nuove fragilità che certamente emergeranno nei prossimi mesi e collaborando con le autorità, nelle forme che sono proprie alla comunità cristiana, per consolidare il tessuto sociale».