PESARO – La situazione dell’Ast Pesaro Urbino è ogni giorno più precaria e, a quasi un anno dalla sua costituzione e a sei mesi dall’insediamento della Direzione Generale guidata dalla dottoressa Nadia Storti si continua a «veleggiare bordando la costa ma si persegue a non delineare una rotta di navigazione certa per la Sanità Pubblica della provincia». A dirlo è Alfredo Rossini, segretario aziendale Anaao Assomed Marche per la Ast Pesaro Urbino. Secondo Rossini «non sono chiari gli obiettivi, la gestione dell’azienda procede per inerzia, non sono ancora definiti con chiarezza gli organismi dirigenziali e gli operatori della salute cercano quotidianamente e con abnegazione di provvedere ai loro compiti nei confronti dei pazienti in assenza di qualsiasi tutela da parte delle gerarchie superiori». La situazione però rischia di sfuggire di mano. «Tanti colleghi non resistono più e chiedono pensionamenti anticipati oppure si licenziano per cercare altrove, spesso nel privato e nelle cooperative dei medici a gettone, altre opportunità più sostenibili – aggiunge il segretario aziendale – Il tema delle pensioni per il quale molti di noi si recheranno a Roma il prossimo 5 dicembre per partecipare allo sciopero e alla manifestazione indetta dal nostro sindacato nazionale è forse il colpo di grazia».
Da parte di Anaao Assomed Marche c’è la richiesta a «definire con certezza i Contratti Collettivi Integrativi 2020 – 2022 in carico ai due enti pregressi (ex Asur Marche – Area Vasta 1 ed ex A.O. Marche Nord) finalizzati al riconoscimento professionale ed economico di coloro che in quel periodo di pandemia sono stati giustamente chiamati “eroi”. Assistiamo da troppo tempo – ricorda Rossini – a stucchevoli temporeggiamenti e alla riduzione degli incontri con le organizzazioni dei lavoratori della Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria».
«Eppure – assicura – faticosamente e a più riprese si è ricercata una proficua interlocuzione sulle articolazioni della “nuova” azienda, sui suoi regolamenti, sulla valorizzazione delle Risorse Umane, con l’obiettivo di migliorare il precario stato di salute dei servizi di sanità pubblica della provincia di Pesaro Urbino, sia ospedalieri che territoriali, nell’interesse della cittadinanza tutta. Nel merito non si è ricevuto alcuna risposta fattiva se non vacue promesse di intervento».
«Per tali motivi – conclude Alfredo Rossini – abbiamo deciso di proporre a tutte le altre sigle sindacali e a tutti i soggetti interessati, di costruire un percorso di mobilitazione locale, valutando l’opportunità di proclamare nelle sedi opportune lo stato di agitazione. Questo al fine di salvaguardare la sanità pubblica nella provincia di Pesaro e Urbino e tutelare efficacemente tutti i professionisti che ancora coraggiosamente ci lavorano. Restiamo disponibili al confronto ma non a tutti i costi e soprattutto non senza tempi certi», conclude.