PESARO – Personale sanitario esterno, Andrea Biancani (Pd) critica la gestione e gli elevati costi della sanità regionale.
«Basta con il far west delle esternalizzazioni e con i compensi triplicati. Per questo motivo ho presentato sei mesi fa una proposta sull’equità retributiva tra medici a gettone e personale pubblico, ma la discussione è stata volutamente rinviata dalla maggioranza, un atteggiamento assurdo e fuori dalla realtà».
Il consigliere regionale precisa: «La proposta, ferma in Commissione sanità da ottobre, in base al Regolamento è stata iscritta d’ufficio all’ordine del giorno della seduta del Consiglio, ma la maggioranza ha votato il rinvio in commissione e ora siamo al punto di partenza. Un’occasione persa, perché questo testo sarebbe potuto diventare un punto di riferimento anche a livello nazionale, tanto che mi chiedo come mai fino ad oggi il Parlamento non abbia legiferato definendo un’unica tariffa a livello nazionale, equiparata a quella del servizio pubblico. Evidentemente, nonostante i milioni di euro spesi per i medici a gettone, per la Regione, e non solo, non è un tema urgente».
Il testo contiene disposizioni per arginare il ricorso ai medici a gettone e garantire, a parità di prestazioni lavorative, equità retributiva con il personale medico e infermieristico assunto dal Servizio sanitario nazionale.
«Siamo di fronte ad un vero e proprio sistema fuori controllo, con compensi triplicati per gli esterni. L’unica strada è ampliare le assunzioni a tempo indeterminato, riconoscere aumenti retributivi e migliorare le condizioni di lavoro del personale medico negli ospedali pubblici».
L’obiettivo per il triennio è di «superare il tetto di spesa per bandire un maggior numero di concorsi per le assunzioni stabili. Oggi i pochi concorsi banditi sono per posti a tempo determinato, poco attrattivi per i medici e insufficienti a risolvere stabilmente la carenza di personale ormai cronicizzata. Inoltre è importante riconoscere più risorse anche per il personale dipendente disponibile ad allungare il proprio orario di lavoro e a coprire turni extra in caso di carenza».
I dati parlano chiaro, nel 2021 il numero di medici che ha abbandonato gli ospedali pubblici in Italia ha segnato un +39%. «Questo dipende da condizioni di lavoro insostenibili e forti carichi di responsabilità, a fronte di stipendi nettamente più bassi rispetto alla media europea. Se davvero vogliamo arginare la fuga dei medici, rendere nuovamente attrattiva questa professione ed evitare che la sanità sia sempre più orientata verso un modello semi-privatistico, dobbiamo aumentare le retribuzioni, migliorare le condizioni lavorative dei nostri medici ed eliminare o quanto meno ridurre notevolmente il reclutamento di medici a gettone, pratica ormai radicata in gran parte delle strutture delle Marche».