PESARO – Sanità in provincia di Pesaro, la Cgil e la Fp Cgil esprimono «seria preoccupazione sulla situazione della sanità nel territorio. La sanità di questa provincia – dicono Roberto Rossini, Davide Del Fattore e Massimo Ragni – è in grande difficoltà. Il taglio di 148 milioni di euro alla sanità regionale (31 milioni nella provincia di Pesaro e Urbino) sono un elemento che non dobbiamo dimenticare e che determina a cascata una serie di scelte che hanno ripercussioni sul sistema sanitario provinciale.
Se ciò non fosse sufficiente va aggiunto che la riorganizzazione della sanità regionale prevede che nella nostra provincia, grazie alla nascita della nuova AST (che sostituisce la ex AV1 e l’Azienda Ospedaliera Marche Nord), ci saranno ulteriori razionalizzazioni per finanziare la riforma. Tutto il personale si trova a vivere un malessere mai avvertito prima».
I sindacalisti spiegano: «Infermieri, operatori socio – sanitari, autisti soccorritori, tecnici di radiologia, di laboratorio, assistenti sociali, fisioterapisti, logopedisti, autisti dei servizi e ausiliari sono costretti a turni estenuanti a causa dei continui rientri in servizio dovuti per lo più alla carenza di personale. Questo comporta inevitabilmente un potenziale rischio infortuni e malattie più elevato, che potrebbero incidere negativamente sulla erogazione dei servizi. Il personale amministrativo, parte integrante e fondamentale del meccanismo di erogazione dei servizi, si trova a dover operare senza un’organizzazione chiara ed efficiente. Le carenze di personale addetto al front office (come Cup o Casse), molti dei quali a tempo determinato o assunti presso il Centro per l’impiego, non vengono rinnovati o sostituiti, rendendo difficile la gestione dei flussi di cittadini bisognosi dei servizi».
La Cgil chiude: «Si deve poi aggiungere l’impatto negativo sul sistema pubblico delle convenzioni, o per meglio dire delle ’esternalizzazioni’ dei servizi che molto spesso riguardano l’utenza più fragile e bisognosa di tutela. Liste di attesa sempre più lunghe, cittadini costretti a rivolgersi altrove, in altre regioni o addirittura al sistema privato con l’aggravio di costi che questo produce. Siamo arrivati al punto che chi prende le decisioni si basa meramente sui numeri e non sui reali bisogni dei lavoratori e dei cittadini. Veramente vogliamo che il servizio sanitario nazionale pubblico e universale, uno dei pilastri fondamentali Costituzione, venga così malamente trasformato? Spesso noi utenti scarichiamo le nostre frustrazioni e difficoltà per servizi scadenti sugli operatori e i professionisti della sanità ma è da tutt’altra parte che va ricercata la soluzione al problema. Come organizzazione sindacale vogliamo difendere la sanità in quanto bene pubblico e universale, contestando con forza le scelte che minano il mantenimento e il rafforzamento del servizio pubblico fondamentale».