Pesaro

Sanità pesarese, Fp Cgil: «Crisi di sistema, la Regione metta mano al piano di riorganizzazione»

La segretaria Fp Cgil e Fp Medici, Vania Sciumbata: «Pronto soccorso non più gestibile con personale interno, chiediamo un confronto»

PESARO URBINO – Carenza di personale e mobilità passiva, la Cgil scopre i punti deboli della sanità pesarese. A rilevarlo è la segretaria Vania Sciumbata.

«Da molti mesi come Fp Cgil e FP medici denunciamo la crisi di sistema della sanità pubblica della nostra provincia che ha toccato tutti i punti nevralgici indispensabili nella tutela del diritto di salute (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici della guardia medica, medici del 118, dipartimento dell’emergenza).

In attesa, ormai con poca speranza, di interventi di carattere straordinario e strutturale della politica nazionale che finora pare non aver compreso di essere sul punto di collasso del sistema pubblico, un intervento necessario ed urgente di carattere riorganizzativo della Regione non è più rimandabile.

Il caso del bando di operatori economici per coprire turni in pronto soccorso nell’Azienda Marche Nord fa seguito a quelli di Area Vasta 1 che hanno riguardato purtroppo non solo il dipartimento di emergenza e viene contestualmente alla scelta di Asur di predisporre un appalto regionale per la gestione dei turni di tutti i pronto soccorso delle Marche.

D’altra parte il numero dei professionisti che operano nei vari presidi non è più sufficiente a garantire con personale interno il servizio».

Sciumbata continua paragonando la situazione pesarese alle altre zone. «Abbiamo studiato anche protocolli e proposte di legge adottati in altre regioni che hanno lo stesso problema (Emilia Romagna, Toscana, Campania, Piemonte) e in tutte queste regioni si sta predisponendo un ripensamento dei rapporti tra ospedale e territorio con un più diretto coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta (la Fp medici chiede da tempo che vengano inseriti in modo strutturale nel sistema pubblico), e investimenti importanti nel potenziamento della diagnostica e della telemedicina oltre a una valorizzazione dell’apporto di professionisti sanitari non medici. La risposta arrivata fino ad ora dalla politica di livello nazionale è assolutamente insufficiente. In una regione come la nostra che ha solo una università dove è presente la facoltà di Medicina il mancato intervento di livello nazionale rischia di far esplodere in modo drammatico la situazione con immaginabili riflessi sui bisogni dei cittadini e sui diritti dei lavoratori del settore. Per questo ci auguriamo che la Regione, che ha annunciato interventi strutturali sugli assetti della sanità e che dovrà poi ridisegnare il piano socio sanitario, inizi un percorso di sistematico ed effettivo coinvolgimento delle parti sociali perché in una fase così delicata e critica non ci possono essere dubbi sul fatto che sia necessario superare divisioni e polemiche nell’ottica della tutela del bene comune».