PESARO – Sanità, per la consigliera regionale M5S Marta Ruggeri un «fallimento totale in provincia di Pesaro Urbino. Il ricorso massiccio alle prestazioni professionali “a gettone” ha aumentato i costi e non ha risolto i problemi».
La consigliera entra nello specifico: «Dopo una campagna elettorale fatta di promesse di cambiamento, l’amministrazione regionale di destra si era insediata 4 anni fa con i migliori auspici, ma la svolta efficentista c’è stata solo nella propaganda. Nella realtà nessun beneficio è arrivato ai cittadini dal cambio di amministrazione, ma solo delusioni. Il fallimento maggiore, ancora una volta, riguarda la gestione dei servizi sanitari, competenza principale delle regioni.
I dati relativi alla provincia di Pesaro e Urbino, in particolare, sono disastrosi. Per fronteggiare la carenza di personale sanitario (soprattutto nei servizi di emergenza e urgenza, ma non solo) la regione Marche nel 2023 ha incrementato a dismisura il ricorso ad appalti esterni a favore di cooperative che forniscono medici e paramedici a contratto (i famosi “gettonisti”), pagando compensi decisamente più alti rispetto alle retribuzioni del personale sanitario del servizio pubblico. La spesa regionale complessiva per questi servizi esterni ha superato i 20 milioni di Euro a fronte dei 4 milioni di Euro del 2022. Solo nella provincia di Pesaro e Urbino le cooperative di medici privati “gettonisti” hanno incassato dalla Regione 6.687.945 Euro nel 2023. Attendiamo di sapere i dati relativi al 2024.
Questo uso eccessivo di medici “a gettone” è stato criticato anche dalla Corte dei Conti, che ha sottolineato come l’utilizzo di personale esterno non reclutato con le garanzie proprie della selezione pubblica degli operatori sanitari “appaia non sufficientemente idoneo ad assicurare il buon trattamento sanitario dell’utenza”, oltre a costare molto di più del personale interno».
Ruggeri aggiunge: «La differenza di trattamento economico dei “gettonisti” rispetto a quello del personale del Servizio Sanitario Regionale è disincentivante per i medici che si approcciano alla scelta tra il lavoro nel servizio sanitario pubblico e quello nel privato, andando ad aumentare le difficoltà di reclutamento che incontra la sanità pubblica, già penalizzata dalla penuria di personale medico dovuta al numero chiuso nella facoltà universitaria di medicina e chirurgia. Ci si sarebbe aspettato che almeno il ricorso ai servizi professionali “a gettone” avesse migliorato la situazione complessiva dell’offerta di servizi sanitari; niente affatto. La difficoltà a garantire la tempestività delle prestazioni sanitarie è perdurante, come sperimentano i cittadini sulla propria pelle, e continua ad incidere pesantemente anche sul saldo negativo della mobilità, ovvero il ricorso dei cittadini a prestazioni sanitarie fuori dalla regione di residenza.
Il saldo finanziario regionale relativo alla mobilità dell’anno 2023, infatti, è negativo per 39,8 milioni di Euro, in netto peggioramento rispetto ai 26,5 milioni dell’anno precedente. Il dato disaggregato è particolarmente negativo per l’Azienda Sanitaria Territoriale di Pesaro e Urbino, dove il saldo tra le entrate e le uscite derivanti dalla mobilità è stato negativo per ben 47,6 milioni di Euro.
L’inefficienza della gestione della sanità pubblica costituisce fonte di fatturato per la sanità privata convenzionata, oltre ad aumentare quello della sanità privata non convenzionata cui i cittadini con grandi sacrifici sono spesso costretti a rivolgersi se vogliono tutelare la loro salute. Per queste ragioni ho depositato un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere al Presidente e all’assessore alla Sanità come intendano arginare l’utilizzo delle prestazioni professionali sanitarie “a gettone” e la spesa per la mobilità passiva nella provincia di Pesaro e Urbino».