PESARO – Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci ha un sogno nel cassetto. Lo ha annunciato agli Stati generali di Mid Term, l’appuntamento di metà mandato per fare il punto sulla città di Pesaro, gli investimenti e i progetti.
Dal palco del teatro Sperimentale Ricci ha sottolineato: «Il sogno è una unione dei comuni che ci porti ad essere la prima città delle Marche. Pesaro, Vallefoglia e Montelabbate sono molto omogenei. Così come un altro grande sogno è quello di un Comune unico tra Gradara e Gabicce che possa esprimere al meglio la loro vocazione turistica. Non può essere il soggetto più grande che prende iniziativa, ma questo disegno istituzionale di Pesaro-Vallefoglia-Montelabbate cambierebbe le Marche e il peso politico del nord delle Marche. Se questo non avverrà, bisognerà aggregare i servizi e lavorare insieme. Così come collaboreremo con Fano per la battaglia sulla sanità».
Un ampio intervento in cui il sindaco ha ricordato il rimpasto di giunta per riorganizzare la squadra e ha sottolineato: «Non dobbiamo mai essere appagati, bisogna correre».
Poi il cenno alla sanità con l’invito ad ascoltare l’appello del primario del pronto soccorso Umberto Gnudi: «L’ospedale è sotto stress non si può rispondere al grido di dolore di Gnudi facendo spallucce o far dire agli altri primari che va tutto bene, non possiamo dividere i medici. Va compreso il loro stress, a Pesaro abbiamo la metà dei ricoverati della regione covid. Non reggiamo».
Sul nuovo ospedale Ricci ha detto: «Non si può perdere tempo, la mobilità passiva aumentata e dopo un anno e mezzo non regge più che il centrodestra che governa la Regione dia la colpa a chi c’era prima. Incalzeremo su tempistica e contenuto, chiederemo il cronoprogramma. Poi ragioneremo del San salvatore come casa della salute che possa raccogliere tutti gli ambulatori sparsi in città e possa essere uno spazio per anziani autosufficienti».
Dopo un cenno sulle opportunità del Pnrr ma anche sulla necessità di velocità e semplificazione, Ricci ha parlato dei prossimi 2 anni e mezzo di mandato. «Devono essere di riscossa e rigenerazione. Punteremo su bellezza, cultura e transizione ecologica grazie a un bilancio solido e un basso indebitamento. E’ giusto investire per giocare la sfida per la Città italiana della cultura nel 2024 e candidarsi per il 2033 come capitale europea della cultura con Urbino. Dobbiamo costruire una identità culturale a fianco della manifattura che è ripartita». Di qui l’elenco degli investimenti sui contenitori culturali come il Conservatorio, l’Auditorium Scavolini, il San Benedetto, piazzale D’Annunzio e le grandi opere come l’Interquartieri, via dell’Acquedotto.