PESARO – Il partigiano centenario. Bernardo Forcina, del 18 agosto 1921, era nato a Mombaroccio e gli erano stati affibbiati due nomi, Bernardo all’anagrafe, Arturo alla fonte del battesimo. Ancora nessuno sapeva che a quei due nomi, un giorno, se ne sarebbe aggiunto un terzo: Giuseppe, il suo nome di battaglia nelle brigate partigiane.
Circondato dalla sua famiglia, l’altro giorno ha accolto due ospiti particolari: il sindaco Matteo Ricci, con il mazzo di fiori che la città consegna a tutti coloro che festeggiano i cent’anni e il presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, sezione di Pesaro, Matilde Della Fornace, con la targa che l’ANPI consegna a tutti coloro che hanno scelto di combattere per la libertà d’Italia mettendo a rischio la loro vita.
Bernardo ha raccontato la sua storia, il suo secolo trascorso lavorando dall’età di dieci anni e lottando negli anni difficili di un’Italia che dalla dittatura andava verso la guerra.
Bernardo Forcina, la storia
Non lo poteva immaginare neanche lui, che nel 1935, a quattordici anni, non aveva voluto prendere la tessera fascista, si era preso due ceffoni dai fascisti “giusto perché erano in quattro, altrimenti..” dice, allora se ne era andato a Genova a fare l’operaio e poi l’impiegato all’Ansaldo, la grande fabbrica che produceva navi da guerra, artiglierie e carri armati per l’Italia fascista. Dopo i primi bombardamenti contro Genova la maggior parte diretti a colpire proprio l’Ansaldo, Bernardo fugge dalla città ligure nel 1941. Si trova nelle file partigiane nelle montagne dell’Italia nord-orientale fino a giungere a Gorizia, viene così in contatto anche con i movimenti resistenziali sloveni. Poi sa che c’è bisogno di uomini che combattono nel suo paese. Dal 26 febbraio al 27 agosto del 1944 Bernardo è nella nostra Provincia per combattere nella Brigata Garibaldi “Bruno Lugli”, milita nel Distaccamento “Salvalai”, contro i nazifascisti che occupano il nostro territorio.
Bernardo fa saltare i tralicci delle linee elettriche e telefoniche, “abbiamo tolto la luce fino in Umbria “racconta, disarma dei militi della Repubblica di Salò e procura armi ai suoi compagni, cattura chi requisisce cibo e animali ai contadini. Poi finalmente la liberazione e la consegna delle armi agli Alleati; dopo la sua vita è dedicata al lavoro in città a Pesaro e noi lo ringraziamo nel giorno del suo centesimo compleanno per la sua forza e la sua umiltà.