MONTEMAGGIORE AL METAURO – Piante di marijuana alte anche 1,5 metri, per un totale di ben 6,7 chilogrammi complessivi di marijuana. Per farle crescere così rigogliose un complesso impianto di illuminazione, irrigazione e termoventilazione finalizzato a ricreare il microclima ideale per la crescita delle piante. Un impianto funzionante anche grazie al furto di energia elettrica.
Ed è proprio questa la contestazione mossa a un 63enne accusato di coltivazione di stupefacenti in concorso con un albanese e furto di energia elettrica.
La storia risale al 2022 quando fu arrestato un 26enne albanese mentre custodiva una piantagione di marijuana. L’uomo viveva in una struttura di fortuna, accanto a una serra, a Montemaggiore al Metauro. La struttura, circa 100 mq, era ricavata in un terrapieno. Particolarmente ingegnoso l’occultamento della struttura in muratura, il cui soffitto era ricoperto di terra su cui pascolavano pecore e capre così da non essere avvistata.
L’indagine però è proseguita perché ora, accusato di coltivazione di stupefacenti e furto di energia elettrica, c’è anche un 63enne della zona, proprietario dell’immobile e che secondo gli inquirenti sarebbe stato co-gestore della coltivazione.
Il 63enne si sarebbe allacciato abusivamente a una centralina dell’Enel e gli viene contestato un furto di ben 27mila euro di energia. Davanti al Gup è stata chiesta la modifica del capo di imputazione con la contestazione del furto aggravato. E sono stati trasmessi gli atti al pm per la contestazione anche del furto di acqua, prelevata anche quella abusivamente secondo gli inquirenti.
L’albanese aveva già patteggiato 2 anni e 6 mesi.