FANO – Da oramai più di 10 giorni i fucili dei cacciatori sono tornati a tuonare. Dal 1° settembre infatti è iniziata ufficialmente la stagione venatoria nelle Marche e con essa sono ritornate le polemiche, riaccendendo la faida vecchia come il mondo tra gli amanti di questa attività e gli animalisti che la considerano un qualcosa di oramai anacronistico e barbaro.
A schierarsi però contro la caccia sono anche i tanti possessori di terreni agricoli costretti a sopportare l’attraversamento e l’intrusione di coloro che inseguono le prede con il risultato di avere cacciatori e colpi di fucile spesso vicini alle proprie abitazioni. È questa la storia di un nostro lettore residente in una zona rurale del fanese che da anni convive con quelli che lui chiama invasori: «Non entro in merito alla bontà o meno della caccia; quello che trovo inaccettabile è dover essere svegliato all’alba dai colpi di fucile che provengono dall’appezzamento agricolo che confina con la mia abitazione. Possibile che la legge non tuteli una proprietà privata come la mia e permetta ai cacciatori di fare di base quello che vogliono?».
Una richiesta che non rappresenta certo una voce isolata: «Conosco diversi abitanti della zona che come me sono esasperati: non è raro che i pallini delle schioppettate (Ndr: i colpi di fucile) arrivino sui muri di casa. Tra coloro che si lamentano ci sono perfino dei cacciatori anche se questi si guardano bene dall’esprimere il proprio dissenso pubblicamente». Nonostante i limiti di legge impediscano di sparare a 150 metri da obiettivi sensibili, di fatto non c’è nessuno o quasi che vegli o sanzioni comportamenti illeciti anche perché le misurazioni sono pressoché impossibili.
Discorso diverso per l’attraversamento da parte dei cacciatori dei terreni agricoli, comportamento permesso e normato dall’articolo 842 del Codice Civile che consente infatti ai cacciatori l’ingresso nei terreni privati senza dover chiedere il consenso ai legittimi proprietari o ai conduttori. L’articolo stabilisce anche che tale ingresso è vietato nei fondi chiusi secondo quanto stabilito dalla legge 157/92 che regolamenta la caccia.
Ma cosa dice, in proposito, la legge 157/92? Prevede che un fondo chiuso all’attività venatoria debba essere recintato con una rete o un muro di altezza minima di un metro e venti centimetri, oppure debba essere delimitato da un corso d’acqua largo almeno tre metri e profondo non meno di un metro e cinquanta. Prevede inoltre che siano apposte tabelle in cui si evinca la presenza di un fondo chiuso ed il relativo divieto di caccia.
E quindi non c’è nulla da fare se non sopportare la situazione? Non proprio: la legge prevede che il proprietario o conduttore del fondo chieda che il terreno venga escluso dalla pianificazione venatoria entro trenta giorni dalla pubblicazione del Piano Faunistico Venatorio (a condizione che la richiesta non contrasti con la pianificazione). Si tratta di una strada molto complessa ed inoltre può essere perseguita solo al momento della messa a punto del Piano Faunistico Venatorio , che accade ogni 5 anni. Insomma le carte in mano dei proprietari che non vorrebbero vedere i propri campi trasformati in terreni di guerra sono al momento molto scarse.