PESARO – Infrastrutture, cantieri, servizi e transizione ecologica. Questi i punti cardinali per la ripresa.
Sono stati numerosi i sindaci che hanno raccolto l’invito del presidente della Provincia di Pesaro e Urbino Giuseppe Paolini a partecipare all’incontro in videoconferenza su “Prospettive delle infrastrutture e dei servizi nel territorio provinciale”, fortemente voluto in vista delle opportunità che si presenteranno con il Recovery Fund e con gli altri strumenti che verranno messi in campo a livello europeo e nazionale.
Per il presidente della Provincia Giuseppe Paolini «L’energetico, l’idrico e l’ambiente sono settori strategici che producono sviluppo e occupazione ed il Recovery Fund può rappresentare una grande opportunità, visto che i fondi potrebbero dare una vigorosa accelerazione agli investimenti, determinando uno sviluppo più significativo delle infrastrutture, con riguardo all’innovazione e alla transizione sostenibile».
Il prefetto di Pesaro e Urbino Vittorio Lapolla ha parlato di «grande attesa per l’imminente adozione del ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’, fortemente orientato allo sviluppo sostenibile e al potenziamento della rete infrastrutturale. Questo processo di transizione ecologica sarà lungo e solo nella prima parte verrà sostenuto dalle istituzioni europee. Come Prefettura siamo molto attenti, ogni profonda trasformazione comporta conseguenze sociali: dalla possibile perdita di posti di lavoro ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata».
Alessandro Marangoni, Ceo di “Althesys” ha evidenziato come le infrastrutture ed i servizi di pubblica utilità (energia elettrica, acqua, gas, gestione rifiuti, telecomunicazioni, ecc.) siano il motore dello sviluppo di un paese. «La realizzazione delle infrastrutture è stata il driver di crescita dell’Italia nel boom economico, i servizi sono essenziali per il benessere dei cittadini, la coesione sociale, la qualità della vita e dell’ambiente, il funzionamento del sistema economico. Le utilities (imprese di utilità pubblica) italiane sono in crescita ed investono molto nelle infrastrutture, creando benefici per il territorio e per l’occupazione. Il sistema marchigiano è ancora molto frammentato, a volte frenato da visioni di breve periodo e campanilismo».
Il rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Giorgio Calcagnini ha sottolineato: «In un rapporto della Banca Mondiale sui Paesi dove è più facile fare impresa, l’Italia figura al 58esimo posto e ciò dà l’idea delle difficoltà che incontra chi vuole avviare un’attività. Un fattore che determina la decisione di un’impresa di localizzarsi in un territorio – ha aggiunto – è rappresentato dai costi operativi. In Italia l’energia elettrica costa 4 volte più della Gran Bretagna, 6 volte più degli Usa e 28 volte più della Francia». Fondamentale è anche l’insieme di relazioni sul territorio, «che rende possibile sviluppare attività produttive incentivando gli abitanti, soprattutto i giovani, a restare». La presenza di servizi sul territorio ha ripercussioni anche sulle famiglie: la scelta di un luogo in cui vivere è condizionata anche da questo.
Il presidente di Confindustria Pesaro e Urbino Mauro Papalini ha sostenuto che la pandemia «ha messo in evidenza le carenze infrastrutturali, che non sono solo strade e ferrovie, ma anche fibra ottica. Se un’impresa investe in innovazione tecnologica, poi si trova in difficoltà se c’è mancanza di connessione nel territorio. Anche la burocrazia rende difficile uscire dalla crisi. Nel nostro territorio vanno avviate le opere cantierabili, la Fano – Grosseto, il nuovo ospedale, il biodigestore. Un ruolo importante è dato dalle multiutilities, volano di sviluppo grazie agli investimenti che portano ogni anno sul territorio».
Poiché lo sviluppo sostenibile è trasversale a tutti i settori economici, «la sfida – ha detto il segretario generale della Cgil provinciale Roberto Rossini, anche a nome di Cisl e Uil – sarà impiegare le risorse del fondo Next Generation UE per realizzare infrastrutture che abbiano come obiettivo finale la definizione del modello sociale, economico e produttivo delle nuove generazioni».