Pesaro

Urbino e quell’effetto calamita di Federico da Montefeltro, ecco la mostra per i 600 anni del Duca

Presentata l'esposizione per l'anniversario. Storie di artisti e opere attirati da quella città in forma di palazzo

PESARO – Urbino e l’effetto centripeto. È stata presentata la mostra Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti, curata da Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo, che propone ben 80 opere – tra pitture, sculture, disegni, medaglie, affreschi staccati e codici -, un terzo delle quali provenienti dall’estero.

Una mostra di ricerca realizzata per i 600 anni del duca di Montefeltro, che inizia con l’opera la Flagellazione di Piero della Francesca e un affresco arrivato da San Sepolcro. Da qui si snoda un percorso tra le arti. Già, perché la corte di Federico ha avuto la capacità di attrarre architetti, pittori, progettisti, scultori. Un ruolo non solo di committente, perché a Urbino non arrivano solo le opere, arrivano gli artisti.

Un viaggio ben calibrato dove il filo conduttore è quel rinascimento matematico proprio della cultura urbinate. Tutto è misura, proporzione, delicatezza. L’illuminazione permette di godere appieno dei rilievi e delle profondità del bronzo e marmo delle sculture.

Tutto parla di quella corte, soprattutto l’opera di Francesco Di Giorgio, il grande architetto che assieme a Luciano Laurana ha progettato e realizzato il palazzo ducale, o meglio, quella città in forma di palazzo per citare Baldasar Castiglione.

«Il Duca Federico – ha detto Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche – seppe trasformare Urbino in una capitale del Rinascimento: alla sua corte si incontrarono artisti e letterati di estrazione e provenienza diversa le cui reciproche influenze generano un clima culturale che si ripercuoterà nei decenni a venire. Quell’ambiente, che vide incontrarsi pittori come Piero della Francesca, Giusto di Gand, Pedro Beruguete e Luca Signorelli, gli architetti Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini e Donato Bramante, fu l’humus dal quale fiorì la genialità di Raffaello e sul quale, Baldasar Castiglione, plasmò il Cortegiano».

I curatori e il direttore di Palazzo Ducale Luigi Gallo

La mostra – che resterà visibile fino al prossimo 9 ottobre 2022 – si svilupperà attraverso sette diverse sezioni.

«E’ una mostra di ricerca – ha sottolineato il curatore Alessandro Angelini – abbiamo lavorato oltre due anni per costruire una mostra sul mecenatismo di Federico. Attraverso il palazzo il Duca ha restituito l’immagine di sé stesso. Nel percorso espositivo la matematica e la prospettiva sono applicate alla cultura rinascimentale e all’architettura».

Gabriele Fattorini, co-curatore ha sottolineato l’importanza «del dialogo di linguaggi diversi e di artisti che arrivano da luoghi diversi. Federico non ha importato solo le opere, ma gli artisti».

Il ritratto di Luca Pacioli di Jacopo De Barbari

Un palazzo e una città epicentro di cultura. I prestiti internazionali impreziosiscono la mostra e quelli italiani la consolidano. Come il ritratto di Luca Pacioli di Jacopo de Barbari, sintesi della ricerca prospettica e matematica (De divina proportione) in cui compare l’allievo che ha le fattezze di Guidubaldo da Montefeltro, figlio di Federico.

Giovanni Russo, co-curatore ha chiuso: «39 prestatori da tutto il mondo per raccontare la storia di Federico».
La mostra sarà arricchita dal catalogo edito da Marsilio, che oltre alle foto e alle schede delle opere, recherà i testi dei tre curatori, del Direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo e altri saggi.

Inoltre, per l’intero periodo della mostra sarà visibile la ricostruzione di sei abiti storici dell’epoca di Federico da Montefeltro.

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