Pesaro

Urbino, il sit-in dei precari della sanità. Nidil Cgil: «Chiediamo premialità covid e stabilizzazione»

«7 erano i nani, noi siamo 39 precari». Una situazione che va avanti da circa 10 anni. D'Addario: «Asur e Regione non possono far finta di non vederli"

Il sit in di protesta

PESARO – Il messaggio è chiaro: «Il precariato uccide». Sono precari da 10 anni, e si sono radunati in sit in davanti all’ospedale d’Urbino tra slogan e striscioni. Il presidio è stato promosso dal Nidil Cgil di Pesaro Urbino insieme ai lavoratori e le lavoratrici in somministrazione presso Asur Area Vasta 1. Lavoratori che si occupano del Centralino del Cup, segreterie analisi, magazzinieri e autisti.

«Questo è stato un momento fortemente sentito, non solo perché da anni i lavoratori vivono questa condizione di precarietà, ma ancor di più in questa fase nella quale la Regione Marche intende “mettere a terra” la riforma della sanità marchigiana, già dal prossimo gennaio – spiega la segretaria Nidil Valentina D’Addario -. L’incertezza che vivono questi lavoratori è divenuta insostenibile, così come le mancanze di risposte sul proprio futuro e sul proprio lavoro. Siamo soddisfatti della mattinata perché abbiamo dimostrato all’Assessore Saltamartini che i somministrati in Regione non sono solo 7, qui nella provincia come più volte denunciato, sono almeno 39 e da questo presidio chiediamo a gran voce che la Regione si faccia carico delle risorse mancanti per erogare loro la premialità covid e si impegni ad individuare percorsi di internalizzazione di queste figure professionali di concerto con la Direzione di Asur Marche e di Area Vasta 1».

Gli striscioni davanti all’ospedale di Urbino

Il sindacato aveva annunciato un autunno di mobilitazione e dopo diverse lettere, comunicati ora non potranno più considerare questi lavoratori invisibili. «Il tempo è poco e le risposte sono urgenti. Attendiamo una proficua interlocuzione con i soggetti interessati Asur, Area Vasta 1 e Regione Marche e continueremo a lottare mettendo in campo tutte le azioni necessarie per tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in somministrazione in sanità, fino allo sciopero. Ricordiamo, ancora una volta, che non esistono “eroi” o lavoratori di serie B».