Pesaro

Pesaro: urgenze chirurgiche calate dell’80%, tra i motivi la paura di contrarre il Covid

Il capo di dipartimento di Chiururgia Alberto Patriti ha pubblicato uno studio in una rivista scientifica: «I pazienti hanno sottovalutato sintomi gravi di altre patologie per il timore di recarsi in pronto soccorso»

PESARO – Urgenze chirurgiche calate dell’80% durante l’emergenza Covid. Tra i motivi anche la paura di recarsi in Pronto Soccorso per evitare di contrarre l’infezione virale.

Le ricerche realizzate dalla Chirurgia di Marche Nord sull’emergenza Covid sono pubblicate su diverse riviste internazionali. Uno fra tutti uno studio che vede capofila proprio il reparto diretto da Alberto Patriti, in associazione con altri 70 ospedali di tutta Italia.

Da queste analisi è emerso come i pazienti, durante l’emergenza Covid-19, tendessero a sottovalutare i sintomi premonitori di patologie gravi, per raggiungere le strutture sanitarie solo all’aggravarsi della situazione. Lo studio è in corso di pubblicazione nella rivista scientifica americana The World Journal of Emergency Surgery. Questo trend è stato osservato in tutte le regioni italiane, ma maggiormente in quelle del centro-nord, colpite in maniera più grave dal Covid-19.

I dati raccontano che, durante il lockdown deciso dal Governo, le urgenze chirurgiche sono calate dell’80%. Questo dato va interpretato, come è stato fatto nell’articolo pubblicato nella rivista scientifica Updates in Surgery. Il fattore determinante più importante sembra essere stata la paura di recarsi in Pronto Soccorso per evitare di contrarre l’infezione virale. Altro fattore è stato probabilmente il cambiamento di stili di vita che ha prevenuto lo svilupparsi di complicanze gravi in patologie già presenti nel soggetto. In primis lo stress lavorativo e la vita frenetica con le conseguenti cattive abitudini alimentari.

«Durante le scorse settimane, – spiega il capo di dipartimento di Chiururgia Alberto Patriti – questi dati sono stati realizzati per condividere percorsi e fornire ai colleghi del resto del mondo indicazioni sugli eventi a cui sarebbero andati incontro e suggerendo possibili soluzioni. La chirurgia, negli scorsi due mesi, si è dovuta infatti riadattare alla condizione di emergenza sanitaria dando risposte veloci ed efficaci a chi avesse bisogno di trattamenti chirurgici urgenti. La nostra provincia ha dovuto affrontare, nostro malgrado, un’emergenza sanitaria senza precedenti ed è stata in prima linea nel fronteggiare questa guerra, assieme alle province lombarde di Milano e Bergamo, che sono state colpite subito dopo la comparsa del focolaio cinese di Wuhan. Ciò significa che le problematiche mediche e sociali di questa crisi sono state osservate nel nostro territorio con almeno due settimane in anticipo rispetto al resto d’Italia e almeno un mese rispetto agli altri Stati Europei, potendo fare da apripista e da prototipo per tutti gli altri ospedali italiani, europei e non solo. I dati evidenziati nella nostra regione, dunque, serviranno da guida per i chirurghi del resto del mondo che si trovano in questi giorni a fronteggiare una situazione che, invece, qui sta tornando gradualmente alla normalità. In particolare, sono state tante le telefonate, i consigli che i colleghi di tutta Italia mi hanno chiesto in merito all’organizzazione adottata proprio per limitare al massimo l’espansione del contagio».

I medici della Chirurgia di Marche Nord hanno studiato questa nuova situazione fornendo una descrizione dettagliata e in forma di pubblicazioni scientifiche, in riviste internazionali, per fornire ai colleghi del resto del mondo indicazioni sugli eventi a cui sarebbero andati in contro e suggerendo possibili soluzioni.

Questo fenomeno è stato ulteriormente investigato nello studio pubblicato sul World Journal of Surgery confermando come nelle zone rosse italiane i pazienti tendessero a sottovalutare i sintomi premonitori di patologie gravi non-Covid per giungere in ospedale solo all’aggravarsi della situazione. Da qui l’invito ai cittadini di razionalizzare le loro paure e di considerare importanti anche sintomi non legati all’infezione da coronavirus.

Il vantaggio di tempo sulle altre regioni italiane sarà sfruttato in questo caso per riprendere prima che altrove l’attività assistenziale per il trattamento di queste delicate situazioni.

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