VALLEFOGLIA – Affitto dichiarato per percepire il reddito di cittadinanza, ma il contratto era risolto.
Aveva ricevuto per dieci mesi circa 300 euro in più di reddito di cittadinanza per un totale di circa 3.000 euro, ma nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) aveva comunicato in modo non veritiero di pagare un canone di locazione di 7.200 euro annui, il cui contratto era in realtà già risolto. Una quarantottenne di Montelabbate è stata smascherata e denunciata dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Pesaro.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle, svolti in sinergia e collaborazione con
l’Inps, hanno infatti permesso di appurare che quanto dichiarato nell’istanza presentata al citato Istituto non corrispondeva totalmente al vero, avendo la donna dichiarato di essere residente, in qualità di “locatario”, in un immobile ubicato in Pesaro e di versare, al proprietario, un canone annuale pari a 7.200 euro.
In realtà, le indagini esperite hanno evidenziato una risoluzione anticipata del contatto di locazione certificata dallo stesso “locatore”, una signora di Pesaro, con l’invio di una richiesta telematica all’Agenzia delle Entrate.
Tale dato non veritiero ha inficiato il requisito reddituale e, quindi, il valore
complessivo dell’Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente),
consentendo alla persona di percepire indebitamente per 10 mesi, da aprile 2019 a gennaio 2020, una parte di reddito di cittadinanza non spettante (c.d. quota b.), pari a circa 300 euro mensili, per un importo complessivo di circa 3.000 euro.
Pertanto, il soggetto controllato è stato segnalato sia all’Autorità Giudiziaria,
per aver indebitamente percepito erogazioni a danno dello Stato, che all’Inps competente per il recupero della parte della somma complessivamente incassata non dovuta.
L’attività posta in essere conferma il ruolo fondamentale di polizia economico-finanziaria affidato alla Guardia di Finanza a contrasto di coloro i quali, accedendo indebitamente a prestazioni assistenziali erogate dallo Stato, sottraggono importanti risorse economiche destinate a favore di persone e famiglie che si trovano effettivamente in condizioni di bisogno.