Pesaro

Varotti (Confcommercio Pesaro-Urbino): «Troppe chiusure, le città e i borghi perdono vita. Ecco i responsabili»

L'accusa del direttore va alla grande distribuzione e a delle scelte politiche che hanno messo in ginocchio le piccole botteghe. «Spesso decenni di storia e tradizioni si perdono nel silenzio assordante», dice il responsabile

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PESARO – Fine anno, come sempre un punto di svolta per tirare somme e bilanci. Che spesso costringono negozi e piccole attività a chiudere le saracinesche. È quanto denuncia la Confcommercio con il direttore Amerigo Varotti. «In questi giorni di inizio 2020 assistiamo con preoccupazione, rabbia e rammarico – visitando le nostre città, i paesi e i borghi della nostra provincia – alla chiusura, per cessata attività, di tante attività commerciali e artigiane. Botteghe storiche, negozi tradizionali che lasciano il posto a serrande abbassate e vetrine spente. Spesso intere vie hanno perduto la loro caratteristica vitalità. E spesso decenni di storia e tradizioni si perdono nel silenzio assordante».

Anche a Pesaro basta farsi un giro per vedere diversi negozi con la scritta “Affittasi” o “Vendesi”. Persino nelle vie più centrali. Ma i motivi della crisi sono molteplici, come sottolinea Varotti che si rivolge ad amministratori e non solo, lanciando un grido di allarme.

«Chi per anni ha favorito, voluto ed accompagnato la crescita abnorme della grande distribuzione, degli ipermercati, degli innaturali centri commerciali; chi ha agevolato la creazione di questi mostri bruttissimi di cemento con piani regolatori e norme urbanistiche di favore – il j’accuse del direttore che va avanti – Chi ha contribuito allo sviluppo incontrollato del commercio on-line, favorendo i giganti internazionali dell’e-commerce non facendogli pagare le tasse in maniera adeguata creando nei fatti una concorrenza sleale vergognosa. Chi a chiacchiere diceva di stare dalla parte dei piccoli commercianti ed artigiani ma poi, nei fatti, li costringeva a pagare di tasse il doppio o il triplo di quanto invece assicurava alle grandi catene del retail e dell’e-commerce.

Chi ha continuato a dare soldi e benefici alle grandi industrie che intanto delocalizzava o portava la sede fiscale all’estero dimenticandosi di sostenere le piccole attività che – sole – rappresentano la vita delle nostre città (certo perché é più moderno ed innovativo garantire milioni di euro per improbabili destinazioni con bandi incomprensibili a favore dei cosiddetti «settori trainanti» dell’industria, che garantire il proprio sostegno al piccolo bottegaio). Chi da anni ha sostenuto – anche nel mondo economico, associativo e giornalistico – che «piccolo non é più bello» non dando risalto, riconoscimento e visibilità a chi ha garantito da sempre la vita delle nostre città e il successo economico del Paese (senza peraltro creare i problemi enormi al sistema bancario italiano garantiti invece dai “bravi” imprenditori osannati dalla politica e dalla stampa).

Ecco, tutti costoro, in questo inizio di 2020 possono dirsi soddisfatti. Stanno iniziando a riscuotere il compenso derivante dalla loro indefessa attività».