PESARO – Ristoranti e palestre chiuse, ma code ai supermercati e assembramenti. A intervenire è Amerigo Varotti, direttore Confcommercio Marche Nord.
«Video e articoli di giornale ci hanno fatto vedere, in questi giorni, le resse, le code e gli assembramenti di consumatori e curiosi davanti alle vetrine di qualche centro commerciale. Code chilometriche a Roma (dove il Sindacato parla di “schiaffo in faccia alla salute pubblica”); code e ressa nei negozi specializzati di elettrodomestici e mobili a Como; ressa dappertutto in Italia per le scarpe sneakers di un noto marchio di discount.
E nessuno, in questi come negli altri centinaia di casi simili, che sia intervenuto per sanzionare, far chiudere o semplicemente regolare i flussi e le presenze. O, magari, vietare ad esempio l’inaugurazione di nuovi mega punti vendita in queste giornate. Nessuno: né Autorità né forze dell’ordine. Le stesse che magari prima delle zone rosse e arancioni (anche da noi ) avevano ripreso i controlli di routine su personale, libri paga e licenze nelle poche ore di apertura consentita dei locali. Nessuno si è mosso. E invece assistiamo ancora allo scandalo della chiusura dei ristoranti o delle palestre».
Un dato pesante perchè a Pesaro sono 677 le attività chiuse o sospese, a Fano 468.«E c’è chi nel Governo e tra i famosi esperti vaneggia circa la chiusura completa dei ristoranti per Natale e Capodanno. Siamo veramente alla follia pura. Se ci sono locali dove i protocolli e le regole anticontagio vengono applicate, questi sono i ristoranti che stanno sopportando da troppo tempo l’incompetenza della politica e dei cosiddetti esperti (che poi fanno fare inaugurazioni di centri commerciali ed altro).
Rispettosi certo delle leggi e delle disposizioni ma stanchi di essere presi in giro. Con l’ulteriore aggravante delle minacciate chiusure per le prossime festività che comporteranno danni ingenti alle imprese della ristorazione.
E se sarà così bisogna che il Governo e il Parlamento mettano mano al portafoglio rimborsando al 100% i mancati guadagni delle imprese. Non le mance attuali. Nel 2019 tra Natale e Capodanno gli italiani hanno speso nei ristoranti 715 milioni di euro. Il conto è presto fatto. Non anteponiamo l’economia alla salute; ma se i ristoranti rispettano la normativa anti COVID è ingiusto l’accanimento contro la categoria».