PESARO – Vecchio palas, approvata la variazione triennale delle opere e un ulteriore milione per il cantiere. Un lavoro tanto dibattuto che ha visto lievitare i costi da 3,5 milioni a oltre 9 milioni. E un esposto di Fdi per vederci chiaro sulle spese. Il voto è stato favorevole e ora si attende un nuovo appalto per completare l’opera.
Il consigliere Fdi Malandrino ha parlato proprio dell’esposto sottolineando la richiesta di chiarimenti. Il sindaco Matteo Ricci ha risposto piccato: «Quando si fanno gli esposti vuol dire che non si hanno argomentazioni politiche e non si è in grado di entrare nel merito dei provvedimenti e delle delibere. Soprattutto c’è un pregiudizio rispetto all’onestà di coloro che portano avanti le operazioni. Se con quell’esposto ritiene che all’interno dell’amministrazione comunale c’è qualcuno che si è mosso in maniera illegale lo ritengo un fatto molto grave, perché non conosce la serietà e il senso d’appartenenza all’Ente dei tecnici che ci lavorano». Sul tema della Corte dei Conti, «il vero danno erariale che il Consiglio comunale può fare è quello di non finire l’opera, perché significherebbe aver buttato soldi. Ma a Pesaro le incompiute non si fanno. Quindi – conclude – non capisco l’effetto dell’esposto presentato da FDI, se non quello di mostrare la debolezza della politica».
Ricci ha precisato: «A Pesaro le incompiute non si fanno. Penso che sia senso di responsabilità di tutto il Consiglio comunale completare il vecchio palas, una struttura strategica per la città, per la musica, per il turismo, per la convegnistica. Ora chiedo all’assessore Pozzi e al dirigente architetto Severini di correre. L’azienda che seguito i lavori fino ad oggi è uscita dalla struttura e nelle prossime settimane bisognerà individuarne una nuova, che concluderà i lavori. Le tempistiche? Sicuramente non mi sentirete più dare una data».
Durante il suo intervento Ricci ha ripercorso la vicenda del palazzetto di viale dei Partigiani: «Quando sono diventato sindaco il vecchio palas era un rudere decadente e c’era un grande dibattito cittadino sul perché, il tempio del basket, si era ridotto in quelle condizioni. C’erano opinioni differenti anche tra i tecnici, che sostenevano l’abbattimento e la ricostruzione o la ristrutturazione. Per avere un elemento di certezza abbiamo dato incarico ad uno strutturista per verificare la soluzione migliore. Ciò che è emerso dallo studio fu un via libera alla ristrutturazione dell’esistente palazzetto, progettando una struttura funzionale alla città, da 2000 posti, non in concorrenza con la VitriFrigo Arena». Poi lo sblocco del Patto di Stabilità, «il Comune di Pesaro aveva un sacco di avanzo d’amministrazione e decidemmo di far diventare una priorità la ristrutturazione del vecchio palas. Nonostante questo i soldi non bastavano, quindi per riuscire a trovare una base economica per gli interventi abbiamo chiesto aiuto a Scavolini, che ha garantito 1milione 200mila euro». Poi l’operazione del GSE, per la realizzazione di un’opera sostenibile, e l’investimento di Pesaro Parcheggi. «Qual è stato l’errore dell’amministrazione, dunque? – si interroga Ricci -. Aver deciso di riqualificare una struttura che da indagini tecniche risultava ristrutturabile? O quello di aver trovato i soldi per farla? O di aver accelerato i tempi visto lo sblocco del Patto di Stabilità? Nessuno. Forse quello di aver ascoltato i tempi che ci hanno dato dirigenti e azienda e di averli comunicati. Un cronoprogramma che non è stato rispettato».
Per Redaelli (Fi) «un buco nero nel quale si stanno continuamente gettando ingenti risorse comunali. La fretta ha portato troppi errori che ora la città paga». Concetto ribadito anche da Andreolli della Lega.
Per Marchionni (Prima c’è Pesaro) «una narrazione che non rispondeva alla realtà. È stato da irresponsabili».