PESARO – Un sistema piramidale e le vendite porta a porta di integratori alimentari. Tredici indagati e oltre 7 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza di Rimini che ha smantellato un sistema di vendita piramidale basato sul reclutamento di nuovi clienti-venditori, in violazione della normativa italiana.
Il gruppo, che faceva capo a 13 persone tutte indagate per lo stesso reato, è composto da due cittadini sammarinesi, un romano, un foggiano e nove residenti tra Romagna e Marche, a Rimini, Pesaro e a Cesena.
Le indagini della Gdf, partite nel 2015 da alcune segnalazioni, hanno permesso di individuare in provincia di Rimini i vertici della rete di vendita della società riminese, con sede legale a Milano, specializzata in integratori alimentari prodotti da una multinazionale statunitense.
La vendita avveniva con il sistema del “porta a porta”, mentre il reclutamento dei venditori avveniva sui social network, attraverso piattaforme digitali, ma principalmente nel corso di convention organizzare in palasport o in aree meeting di grandi alberghi. Il gip riminese ha disposto il sequestro di immobili e di disponibilità finanziarie per 7 milioni e 300mila euro.
La società, che nel 2020 fu anche al centro di un servizio tv di “Striscia la notizia”, commercializzava i prodotti della capogruppo statunitense, acquistandoli dalla sua diretta controllante olandese. Le vendite ai consumatori finali generavano un ingente debito Iva, mai versato nelle casse dell’erario italiano. Il rappresentante legale della società è indagato anche per omesso versamento di Iva. Secondo le indagini della Gdf, nella rete della società sarebbero finite almeno 10mila persone. Tra queste migliaia figuravano sia come persone in cerca di prima occupazione, che hanno investito i propri risparmi per inseguire il sogno di scalare la gerarchia della struttura di vendite, sia persone che, illuse dal progetto, avevano addirittura abbandonato la precedente attività lavorativa. Queste sono considerate le reali parti offese del sodalizio criminale. Le quote di adesione allo “schema’” andavano da 500 a mille euro.