PESARO – Università chiusa, i Verdi di Urbino non ci stanno. A poche ore dall’uscita della firma del nuovo Dpcm emanato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che colloca le Marche tra le aree meno colpite d’Italia, la Segreteria della Federazione Verdi Urbino vuole esprimere il proprio disappunto sull’ordinanza emanata dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
Proprio il presidente della Regione Marche, esponente di Fratelli d’Italia, «stabilisce la chiusura di tutte le università marchigiane quindi anche di quella di Urbino senza neppure aver interpellato il parere tecnico del Crum (Comitato Regionale di Coordinamento delle Università Marchigiane) – fanno sapere i Verdi -. Differentemente il Dpcm firmato nella notte dal premier Conte dà piena autonomia alle singole università di predisporre in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza in funzione delle esigenze formative, tenendo conto dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale.
In questo momento non si può giocare a fare il primo della classe, chi governa deve conoscere le singole realtà e governarle al meglio. L’università Carlo Bò dislocata quasi totalmente nell’area del centro storico di Urbino non incentiva l’uso dei mezzi di trasporto e rispetto ad altre realtà, la didattica in presenza, i laboratori e l’intero sistema universitario stavano funzionando al meglio».
Una scelta che si riverbera anche nel quadro economico urbinate, come sottolineano i Verdi parlando di una scelta «del governatore impopolare e inopportuna. Sta creando molta tensione tra i residenti e gli studenti, infatti quest’ultimi stanno già iniziando a lasciare la città, con la conseguente rinuncia agli alloggi attraverso la rescissione di contratti di locazione con annessa deriva economica negativa che si abbatterà su tutti il territorio già fortemente flagellato e che su questo equilibrio si sostiene.
Infine il timore dei tanti proprietari di immobili e delle agenzie immobiliari che vedono fondamentale questo tipo di introito economico, è quello di non riuscire più ad ottenere i canoni di locazione già pattuiti e anche e soprattutto che gli studenti abbandonino definitivamente gli studi e la città ducale.
Pertanto siamo a chiedere al neo governatore di adottare disposizioni differenti permettendo di garantire il diritto allo studio agli studenti presso le strutture e di prevedere fondi regionali per tutelare i locatori e gli agenti immobiliari, soggetti deboli di questa situazione adottando disposizioni per stanziare aiuti economici concreti.
Sulla questione faremo intervenire il nostro consigliere regionale Luca Santarelli per chiedere chiarimenti ad Acquaroli e far revocare la chiusura in modo che ad Urbino si torni a studiare in classe».