SENIGALLIA – Sono passati quattro anni da quel terribile 8 dicembre 2018. Quattro anni in cui si è discusso, si è detto, ma si è anche lavorato perché certe tragedie non accadano più. Eppure. Cos’è cambiato in questi anni? Come la città e l’intera nazione vivono, si divertono, riflettono dopo i fatti della Lanterna Azzurra di Corinaldo?
La notte tra il 7 e l’8 dicembre stava per andare in scena l’esibizione del trapper Sfera Ebbasta nel club di via Madonna del Piano, quando una banda di giovanissimi è entrata in azione diffondendo una sostanza urticante al peperoncino nei locali sovraffollati. E’ il caos. La folla preme verso le uscite di sicurezza ma non tutte sono aperte e la gente, soprattutto minorenni, si accalca verso la via di fuga a ovest, non sapendo che sta per succedere l’impensabile: l’uscita, rialzata, non reggerà il peso delle centinaia di persone schiacciate l’una con l’altra e le due balaustre cederanno. Troveranno così la morte una giovane mamma, Eleonora Girolimini, 39 anni, di Senigallia, e cinque adolescenti: Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Asia Nasoni, 14 anni, di Marotta; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia e Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano.
«I nomi di chi ha perso la vita in quella maledetta notte ormai li conoscono tutti – spiega Luigina Bucci, presidente dell’associazione CoGeU nata a seguito dei tragici fatti della Lanterna Azzurra di Corinaldo e cognata di Eleonora Girolimini – ormai cerchiamo di andare oltre la semplice iniziativa di ricordo, pur necessaria, delle vittime, oltre la commemorazione fine a se stessa: ormai non basta più, ce ne sono tante. Noi tendiamo a dimenticare spesso quanto accaduto e ciò è dovuto sia alle dinamiche dei media, ma è anche una conseguenza del fatto che tragedie su tragedie ormai si susseguono una dietro l’altra». Nella sua azione l’associazione CoGeU si sta muovendo molto al di fuori dei confini regionali: «Ci conoscono un po’ ovunque in tutta Italia – continua Bucci – dove si sente voglia di un grande cambiamento. Qui si nota un po’ meno e non so a cosa sia dovuto. Al nostro interno ci sono soprattutto giovani, la maggior parte di Senigallia e Fano, ma molti nuovi ingressi sono da Rimini, Venezia, Gubbio: tutti giovani che hanno capito come la tragedia avvenuta e il tema della sicurezza non riguardino solo una comunità, non solo quella senigalliese o fanese, ma che si debba uscire fuori dalle Marche, perché il divertimento in sicurezza è per tutti i ragazzi e richiede spazi ampi anche di dibattito e con enti sovra regionali».
Proprio la Regione ha approvato l’istituzione della giornata regionale del diritto al divertimento in sicurezza, giunta alla seconda edizione, e sempre la giunta regionale contribuisce, anche economicamente, alle varie iniziative per l’8 dicembre, sotto lo slogan “L8perilfuturo – Da un concerto si esce senza voce, non senza vita”. Ma è sui prossimi passi che si gioca l’azione dell’associazione CoGeU: il progetto di una legge nazionale si è arenato con la fine del governo Draghi. «Ora dobbiamo ricominciare da capo a parlare del nostro progetto ai politici perché si possa arrivare a una normativa più stringente per quanto riguarda i luoghi del divertimento per i minori». Ci vorrà nuovamente tanto impegno ma i ragazzi dell’associazione sono il vero motore di questa realtà che esce dai confini comunali e regionali per parlare a tutti, ma proprio a tutti, di divertimento in sicurezza.
Tra le proposte, c’è anche quella elaborata di Sofia Spendolini: la 23enne di Jesi è la vincitrice del premio finanziato dall’Università di Urbino grazie a una tesi di laurea in Scienze della Comunicazione – corso di laurea in “Informazione, media e pubblicità” sulla comunicazione della sicurezza, partendo proprio dalla tragedia di Corinaldo. «La tesi è nata perché volevo dar luce, nel mio piccolo, a quanto era successo alla Lanterna Azzurra. Io stessa amo andare in discoteca e nel 2017 rimasi coinvolta in un episodio simile quando in un locale di Senigallia venne spruzzato dello spray al peperoncino. Fortunatamente non avvenne ciò che si è verificato a Corinaldo ma nasce anche da lì il mio approfondimento. Ho analizzato le tematiche della sicurezza e della comunicazione sociale all’interno dei locali di svago e divertimento, realizzando un piano di comunicazione in cui veicolare informazioni e azioni da intraprendere per trascorrere la serata in un locale in piena sicurezza e consapevolezza». Nella tesi si parla di misure di security, di trasparenza e visibilità delle informazioni su norme, capienza e uscite di sicurezza, si parla di consigli per evitare assembramenti come i ticket saltafila. «Quando vado nei locali vedo che c’è ancora tanto da fare, spero che il mio contributo possa essere utile all’associazione, sarei felicissima e orgogliosa se fosse integrato nella proposta per una legge nazionale da sottoporre al nuovo governo».
«Però in questi quattro anni non mi sembra di aver visto finora grandi cambiamenti – afferma amareggiata Donatella Magagnini, mamma di Daniele Pongetti – quando si avvicina questa giornata la gente ricorda, si vede che è nel cuore di tutti, però non vedo differenze e quando faccio due chiacchiere con i giovani mi dicono che non è cambiato nulla nel modo di divertirsi. Forse è questa la cosa che mi addolora di più».