Senigallia

Gli imprenditori di Casine d’Ostra: «Non si può attendere l’ennesima tragedia, dragate subito i fiumi Misa e Nevola»

A otto mesi dall'alluvione, nuovo appello del "Comitato tra due fiumi - le imprese per il territorio" a non perdere tempo ma a concentrare gli sforzi sulla prima necessaria opera per ridare sicurezza alle vallate

Lo stato degli argini e del letto del fiume Misa a Borgo Bicchia di Senigallia. Foto 29 aprile 2023.
Lo stato degli argini e del letto del fiume Misa a Borgo Bicchia di Senigallia. Foto 29 aprile 2023.

OSTRA – Prima delle grandi opere, la sicurezza dei territori del Misa e Nevola passa dalla pulizia e dal dragaggio dei fiumi. A ribadire questo concetto, semplice ma ancora disatteso, è  il “Comitato tra due fiumi – le imprese per il territorio”, un raggruppamento nato per riunire gli imprenditori della zona Zipa di Casine, a Ostra, che vede oggi al suo interno una molteplicità di soggetti tra cui imprenditori, commercianti, agricoltori e semplici cittadini. Tra i suoi fini principali c’è la salvaguardia del territorio, già alluvionato nel 2014 e ancora una volta sott’acqua e fango nel 2022: la necessità è ancora la stessa, quella di «risolvere lo stato di incuria in cui da decenni versano il fiume Misa e il suo affluente Nevola». L’azione del comitato ostrense è stata finora quella di fare pressioni sulle istituzioni perché si concretizzino gli annunci di interventi sul fronte della mitigazione del rischio idrogeologico. 

Ma dopo comunicazioni, diffide, esposti, accessi nei fiumi, reportage foto e video al fine di sensibilizzare gli enti preposti, c’è tanta incredulità sul fatto che ancora non si stiano concentrando gli sforzi su quella che il comitato considera la prima necessaria opera per restituire sicurezza al territorio vallivo: quella di sistemare organicamente le aste fluviali che sono per chilometri e chilometri ancora intonse, selvagge ed invase. E’ la «prima e prodromica essenziale attività è quella di ripulitura ed estrazione dei cumuli, isole e penisole, delle vere e proprie spiagge di breccia all’interno dei fiumi, tra l’altro assolutamente irrisoria nei costi rispetto alle grandi progettazioni. Occorre che le acque tornino a scorrere in alvei della larghezza e profondità originaria, che si sarebbe potuta conservare semplicemente effettuando l’ordinaria manutenzione dei corsi d’acqua». 

Non c’è dunque sintonia con le istituzioni sul fronte delle opere da realizzare, prima ancora dei grandi interventi. E su questo scenario grava anche il fattore tempo: finora non si sono sfruttate, secondo il Comitato tra due fiumi, le possibilità date dalla dichiarazione dello stato di emergenza che consentono al commissario di agire in deroga a normative e burocrazia. Dovrà certamente essere prorogata poiché si sta perdendo tempo, sostanzialmente: «si poteva fare tutto ciò che necessitava all’interno dei fiumi e che non sarà più possibile fare al termine dello stato di emergenza».

Nasce da qui un nuovo appello alle istituzioni perché si concentrino, ancora prima delle grandi opere, sulla sistemazione degli alvei dei fiumi, ripristinandoli sia nella loro ampiezza (lavorando quindi sulle isole, penisole, colline di ghiaia che si sono formate negli anni, e sulla vegetazione, rimuovendo strettoie e tortuosità) sia nella profondità (il letto dei fiumi si è notevolmente innalzato dagli accumuli in acqua). «Non si può attendere l’ennesima tragedia» sostengono dal comitato ostrense che ha ritenuto opportuno «sollecitare non soltanto il commissario delegato per l’emergenza, ma anche i ministri competenti per l’ambiente e la protezione civile».