OSTRA – «Un rumore fragoroso, poi onde come quelle di un mare in piena». È questo uno dei tanti fotogrammi che affollano la mente di una delle persone sopravvissute alla bomba d’acqua che il 15 settembre ha spazzato Pianello di Ostra, causato 4 vittime nella località vicino Senigallia e raso al suolo un’intera frazione. La furia dell’acqua si è abbattuta con la tutta la sua forza, indistintamente su persone, case ed auto trascinando via con sé tutto.
A distanza di una settimana, a raccontarci la terribile notte del disastro è Matteo Barucca, che è riuscito miracolosamente a mettere in salvo la figlia, mentre l’acqua che entrava nella sua casa gli arrivava praticamente alle spalle. L’abitazione della famiglia Barucca si trova nell’epicentro del disastro, dove la furia dell’acqua ha colpito più forte: la sua casa è ad una decina di metri da quella dove hanno perso la vita tre persone.
Nonostante il comprensibile dolore e la stanchezza fisiologica, Matteo ci ha raccontato quei terribili momenti: «Eravamo a casa a cena con mia moglie Valeria, i miei due figli Emma di 6 anni e Francesco di 14. Con noi c’era anche un suo compagno di scuola. Il destino ha voluto che mia moglie poco prima fosse uscita in auto per portare ad Ostra Francesco e il suo amico e sia potuta rientrare a casa dolo dopo il disastro. Qualche attimo dopo che se ne erano andate mia suocera mi ha chiesto di avvicinarmi alla finestra che si affaccia sul fiume perché si sentiva un rumore, mai sentito prima, forte, assordante e minaccioso».
Il tempo di uscire di casa per vedere cosa stesse accadendo e già l’acqua iniziava ad invadere la strada: «Si vedevano delle onde, sembrava un mare in tempesta: ho detto a mia suocera di andare subito sopra il soppalco». Tutto è stato veloce e frenetico: «L’acqua in pochissimi minuti mi è arrivata alle spalle ed io sono alto un metro e ottanta. Ho fatto in tempo a portare i cani in salvo, in un deposito rialzato nel giardino esterno – prosegue – e poi ci siamo barricati sul soppalco della casa. Fuori sembrava di essere in mezzo ad un mare in tempesta. Nei minuti prima che l’acqua arrivasse quasi a sommergerci, con Emma in braccio, ho chiamato i soccorsi senza nessun esito, lo stesso faceva mia moglie che era in contatto anche con i vicini». Difficile dimenticare la paura e soprattutto il terrore della figlia già duramente messa alla prova negli ultimi mesi da una malattia oncologica: «Dio ti prego aiutami, mi hai fatto guarire dai bozzetti ed ora mi fai morire sotto l’acqua».
Una tragedia che, nonostante il sollievo di essere sopravvissuti, oltre ai danni materiali, lascia ferite profonde nell’anima: «Io ho perso la fiducia in qualsiasi forma di istituzione, qualsiasi: te le potrei elencare tutte. Al momento salvo solo le Fiamme Gialle che stanno vegliando sulle macerie e tengono lontani gli sciacalli che purtroppo si aggirano… al peggio non c’è mai fine».
A distanza di una settimana purtroppo il bilancio personale è grave: «Dentro casa non c’è più nulla, ho dovuto buttare via tutto: ci sono rimaste solo le quattro mura. L’impianto elettrico è andato, quello idraulico forse, salvo le mura. Poi, ammesso che riesca a ripristinare il tutto, avrò un altro problema: ad oggi bastano poche gocce di pioggia per innescare in mia figlia vere e proprie crisi di panico nonostante ora si trovi a casa dei nonni: io temo che avrà non poche difficoltà a rientrare nella nostra casa. Emma è una supereroina ma quello che ha vissuto è veramente troppo per una bimba di sei anni».
L’amarezza si tramuta ben presto in rabbia se si parla di aiuti e sostegno da parte delle autorità: «Ci sentiamo veramente soli: gli unici aiuti ricevuti sono quelli arrivati dal Salesi… al di là dei proclami e delle belle parole dal Comune ancora non abbiamo visto o sentito nessuno: nessuno della giunta si è visto qua ad aiutare e anche la visita di Draghi… qua nella Pianello vecchia, quella devastata dal fango, noi non lo abbiamo visto».