SENIGALLIA – La decisione al tribunale de L’Aquila di rinviare a giudizio otto persone, tra cui i due ex sindaci Luana Angeloni e Maurizio Mangialardi, per un solo reato – essendo intervenuta la prescrizione per gli altri capi d’imputazione – ha lasciato una scia di reazioni critiche nella cittadinanza senigalliese, duramente colpita dagli eventi alluvionali del 3 maggio 2014. Se l’attuale capogruppo Pd in Regione mostra soddisfazione per una «verità che sta finalmente emergendo», la contestazione arriva dal coordinamento dei Comitati Alluvione Maggio 2014 che esorta a non cantare vittoria e a portare più rispetto per i cittadini che hanno subito le conseguenze peggiori di tale disastroso evento.
Il 2 marzo, la gup del tribunale abruzzese, Guendalina Buccella, ha riconosciuto la prescrizione per la maggior parte delle accuse che andavano, a vario titolo, dal pluriomicidio colposo alle lesioni, dall’omissione di atti d’ufficio fino al falso. Il rinvio a giudizio (9 giugno 2022 a L’Aquila) si è ottenuto solo per il reato di inondazione colposa; a processo andranno Angeloni e Mangialardi, l’ex comandante dei vigili urbani Flavio Brunaccioni, l’ex responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Senigallia Gianni Roccato, l’ex dirigente della Provincia Massimo Sbriscia, il presidente dell’Autorità di bacino Mario Smargiasso, il consulente del Comune ingegnere Alessandro Mancinelli e Libero Principi, funzionario Lavori Pubblici della Regione. Sempre durante l’udienza preliminare si è decretato il non luogo a procedere per l’abuso d’ufficio ipotizzato in merito alla questione del Percorrimisa, il tracciato cicloturistico che dovrebbe permettere di svolgere anche funzioni di guardiania del fiume Misa.
Degli otto imputati solo l’ex sindaco Mangialardi ha voluto ribadire la correttezza del proprio operato, a quasi 8 anni di distanza dall’alluvione che colpì Senigallia causando quattro morti e 180 milioni di euro di danni. «Tutti i tasselli di quel grande puzzle chiamato verità stanno andando al loro posto. Ci sono voluti quasi otto anni, un tempo lunghissimo che ho pagato pesantemente sotto l’aspetto umano e personale, ma il proscioglimento dal principale capo d’accusa, chiesto davanti al gup dal pubblico ministero dell’Aquila, fa giustizia di tante cose non vere e dimostra la fragilità delle accuse originariamente mosse nei miei confronti dalla Procura di Ancona». «Sono certo che, anche in questa occasione (all’udienza del prossimo 9 giugno, Ndr), saprò dimostrare ai giudici abruzzesi la mia innocenza».
Al suo fianco è intervenuto anche l’ex portavoce dell’allora sindaco Maurizio Mangialardi Mario Cavallari che ha ribadito alcuni punti chiave della drammatica vicenda: «Ci sono voluti quasi otto anni per proclamare il proscioglimento dai principali capi d’accusa: un tempo lunghissimo che ha fatto pagare un prezzo altissimo, sotto l’aspetto umano, personale e pubblico, all’ex sindaco Maurizio Mangialardi. Grande soddisfazione anche da parte dei suoi collaboratori, componenti di giunta e non, che in quei giorni drammatici, sono stati al suo fianco e hanno poi seguito con assoluta condivisione il lungo, sgradevole percorso, da lui vissuto con dignità e fierezza esternamente e pubblicamente, ma, credo, con silenziosa e celata sofferenza e amarezza profonda dentro di lui. Diciamo subito, che la verità che sta a poco a poco emergendo non cancella e non ci fa dimenticare il dolore ancora vivo e indelebile per il lutto, le sofferenze e i disagi sofferti da tanti concittadini. Ma ci sembra giunto anche il momento, ora, di ristabilire e ricordare una realtà vera e concreta, un’azione coraggiosa e continua da parte dell’ex sindaco Mangialardi, volutamente offuscata, se non addirittura dimenticata in questi anni, un’azione tesa a difendere i diritti dei cittadini colpiti ed a risollevare rapidamente la città».
Parere nettamente diverso è quello invece dichiarato dai comitati degli alluvionati. Il coordinamento di tali gruppi di cittadini, quasi uno per ogni zona inondata di Senigallia, ha ribadito la propria «amarezza per i proclami di giubilo», «per una rappresentazione della verità che contestiamo». Il tribunale de l’Aquila «non ha decretato l’assoluzione piena di voi imputati, limitandosi a riconoscere la prescrizione di molti reati, tra i quali il pluriomicidio colposo di ben quattro concittadini e il non aver messo in atto tutte quelle condotte di pianificazione dell’allerta verso la popolazione previste per legge: prescrizione del reato non significa assoluzione. Se aveste voluto ottenere il riconoscimento della vostra innocenza o estraneità ai fatti avreste potuto rinunciare alla prescrizione, ma alla richiesta specifica avanzata in udienza dal nostro legale nessuno di voi indagati vi ha rinunciato».
Il legale del coordinamento degli alluvionati, avv. Corrado Canafoglia, ha poi voluto precisare che, «quanto all’assoluzione per i fatti del Percorrimisa, Lei omette di dire che nel 2020 la legge sull’abuso di ufficio è mutata ed oggi voi tutti indagati avete beneficiato di tale modifica. Lei Mangialardi minimizza poi il reato di inondazione colposa per il quale siete stati rinviati a giudizio: forse Lei non lo percepisce ma l’accusa è grave, perché proprio dall’inondazione è derivata morte e danni ed allora sarebbe stato più opportuno un suo silenzio e rispetto nei nostri confronti». Secondo i comitati degli alluvionati, l’ex primo cittadino avrebbe dovuto mostrare più rispetto restandosene in silenzio: «Tutti gli imputati hanno scelto un discreto e silenzioso silenzio, Lei Mangialardi invece no, ha ostentato una condotta che continua a farci male sotto un profilo umano».