SENIGALLIA – Potrebbe essere spostato poco più a monte il nuovo ponte Garibaldi, lasciando quindi la posizione dov’era realizzato fino all’alluvione del 2022. L’ipotesi, ormai qualcosa in più che un semplice azzardo, sembra prendere sempre più campo ma sono numerosi i problemi tecnici che la soluzione comporterebbe, primo tra tutti il raccordo con la viabilità ordinaria. Ed era un problema anche con la posizione originaria, dove la nuova struttura – da far sorgere al posto di quella demolita perché danneggiata dalla piena del fiume Misa – sarebbe venuta molto alta in un punto dove c’è poco spazio per lunghe rampe di accesso.
Senza contare poi la questione dell’estetica architettonica e dell’integrazione con i portici Ercolani che da lì partono fino a ricongiungersi con il foro annonario. Un monumento simbolico per i senigalliesi che difficilmente potrà essere oscurato da un’infrastruttura alta come un nuovo ponte. Il problema è che secondo le nuove disposizioni, il decreto ministeriale del 2018, i nuovi ponti devono prevedere un franco di 1,5 metri sopra gli argini. Di conseguenza devono essere alti, ma non tutti i punti della città possono permetterselo.
Così l’ipotesi che sta prendendo piede è quella di lasciare l’incrocio con via Portici Ercolani per passare a collegare poco più a monte via Rossini con via delle Caserme. Si collegherebbero due punti che non si trovano uno di fronte all’altro: la struttura dovrebbe essere quindi sia alta che obliqua e, ovviamente, a campata unica, con un raccordo stradale impattante e in qualche punto decisamente rivoluzionario per la viabilità a cui i senigalliesi sono abituati.
La soluzione, al vaglio dell’Anas che sta procedendo con la progettazione iniziale, dovrà essere sottoposta alla struttura commissariale che deciderà, ma anche in Comune hanno chiesto di essere aggiornati e ascoltati: la richiesta da parte del sindaco Olivetti è quella di una soluzione che possa da un lato salvaguardare la città da possibili future esondazioni, quindi senza pile in alveo, ma dall’altro non penalizzare i cittadini che fino a pochi mesi fa potevano usufruire di un ponte a livello della strada, così come dovranno essere salvaguardati gli interessi degli esercenti in zona. Insomma salvare capra e cavoli.
Ma non sarà semplice. Nell’area individuata come possibile sede del nuovo ponte Garibaldi insistono sia uno storico lavatoio che l’amministrazione comunale aveva fatto risistemare proprio per non dimenticare il passato cittadino; sia abitazioni a cui il nuovo ponte potrebbe passare molto vicino; sia due nuove lottizzazioni che da tempo devono ancora vedere la luce. Per queste ultime il rischio è che l’avere un ponte alto a pochi metri dai terreni su cui sorgeranno nuove abitazioni (progetti “Orti del vescovo” e “Prati della Maddalena”) possa poi significare rinunciare ad appartamenti per non compromettere la vivibilità della zona.