ARCEVIA – Anche il comune dei dieci castelli, il più esteso della vallata con i suoi 126 km² nonché quello di collegamento tra l’area del Misa e l’appennino umbro marchigiano andrà al voto il prossimo 26 maggio. Si chiude dunque fra meno di un mese il secondo mandato del sindaco Andrea Bomprezzi, con cui abbiamo fatto il punto della situazione a dieci anni dal suo insediamento.
«Le difficoltà che incontri quando guidi un comune dell’entroterra sono molteplici: dal calo demografico all’invecchiamento della popolazione, dalla carenza cronica di personale ai vincoli nelle assunzioni e di bilancio, dalle risorse sempre esigue alle necessità crescenti in termini di infrastrutture, viabilità, servizi. Il nostro è anche il comune più esteso della vallata Misa-Nevola e, forse, quello più fragile che necessita di investimenti importanti».
«Di contro – continua il primo cittadino ormai giunto al termine del secondo mandato – è un paese che viene riscoperto costantemente, dove si sta tornando a investire, dove c’è una buona cultura di valorizzazione e cura del territorio, ottime relazioni tra cittadini e amministratori, grande impegno per la propria città. Tanti aspetti positivi su cui ho potuto contare e che ho coltivato in questi anni».
Proprio nella rete tra amministrazione, associazioni, comitati e tra i vari comuni stanno le chiavi per risolvere molti problemi che hanno i piccoli comuni: le strategie vincenti, secondo Bomprezzi, sono quelle che uniscono le poche forze a disposizione, che valorizzano l’impegno di tutti nel tutelare e promuovere la zona, andando oltre il confine del proprio paese.
«Io ho cercato di accompagnare questo processo – spiega il sindaco di Arcevia – favorendo l’impegno delle associazioni del territorio, chiamandole a rimboccarsi le maniche perché sono quelle che tengono unito il tessuto cittadino, con iniziative culturali, sportive, artistiche o legate alle tradizioni. A ciò va affiancato un impegno deciso delle amministrazioni comunali a sviluppare progetti che coinvolgano più comuni, che valorizzino un’intera area, come la strategia delle aree interne».
E gli aspetti positivi sono molteplici: da un lato si realizzano progetti che un comune solo difficilmente potrebbe sostenere, anche con l’aiuto delle associazioni più operose; dall’altro si riescono a ottenere, tramite bandi ministeriali o europei, fondi che un piccolo comune può solo sognare di avere. L’unione fa la forza dunque. In tal senso va letto lo sforzo nel portare avanti l’unione dei comuni “Le terre della Marca senone”: Bomprezzi, oltre a ricoprirne il ruolo di vicepresidente, è stato anche uno dei più grandi sostenitori di questa iniziativa amministrativa che vede coinvolti anche Barbara, Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti, Senigallia e Trecastelli (cinque realtà su sette andranno al voto a maggio).
«Le entrate per i comuni sono diminuite nettamente – ha affermato Bomprezzi – anche attraverso tagli ai trasferimenti e vincoli alle assunzioni di personale che non consentono di erogare servizi alla popolazione. Con il rischio che, soprattutto le giovani generazioni, scelgano di andarsene da Arcevia. Abbiamo avuto negli ultimi anni 21 pensionamenti e solo 3 assunzioni». Il calo demografico è evidente: secondo i dati Istat, la popolazione è passata da 5.360 unità del 2003 a 4.491 nel 2017, oltre il 16%. «L’unione può, se viene utilizzata bene, risolvere alcuni di questi problemi, ottenendo per esempio finanziamenti statali e bypassando alcuni vincoli finanziari, creando sinergie e sviluppando progetti che consentano di ottimizzare le risorse».
Oggi Arcevia può contare su un paesaggio che molti comuni invidiano e che molti turisti ricercano: «Questa – ha detto Bomprezzi – è una delle chiavi del futuro. Il prossimo sindaco dovrà continuare a puntare sul rilancio delle attività ricettive e delle aziende agricole, primo motore di quel turismo slow ed enogastronomico che è sicuramente un fattore di notevole richiamo e interesse turistico. Arcevia ha quasi 80 strutture ricettive, di varie tipologie, un numero elevatissimo per il territorio vallivo».
Però dovranno essere garantiti alcuni servizi: ecco perché sono in fase di studio alcune modalità come il trasporto pubblico a chiamata, per venire incontro alle esigenze della popolazione. E poi c’è la partita della sanità pubblica. Arcevia è stato il primo comune a perdere l’ospedale ma anche il primo a ottenere dalla Regione il mantenimento di alcuni servizi come il presidio di comunità e la medicalizzata, fattori imprescindibili per la copertura di un territorio molto ampio. «Si dovrà investire sulla scuola, mentre sono in arrivo nel 2020 i due milioni di euro dal Ministero dell’interno in accordo con Demanio e Comune per il presidio dei Vigili del fuoco».
«I piccoli centri sopravvivranno – conclude Bomprezzi – solo se saranno in grado di essere attrattivi per nuove forme di turismo sostenibile, per persone che vogliono tornare a vivere i centri storici e ad allacciare rapporti umani. Dovranno puntare sulla vivibilità come abbiamo fatto in questi anni, attraverso strategie su più fronti che spero continuino a dare buoni risultati».