ANCONA – Più di 300 persone (350 per la Questura di Ancona, 2mila per gli organizzatori) si sono date appuntamento ad Ancona per la manifestazione ad un mese dall’alluvione del 15 settembre, promossa da Spazio Autogestito Arvultura Senigallia, Fridays For Future Ancona, Trivelle Zero Marche Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”.
Un lungo serpentone di manifestanti, dalla fiera della Pesca si è diretto verso in centro del capoluogo per fare tappa in piazza Roma. I manifestanti sono arrivati non solo dalle Marche, ma anche dall’Abruzzo, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna e dal Veneto.
Al centro della protesta il dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici che causano devastazioni ambientali, le scelte fossili, il caro bollette e il caro vita. Accanto ai manifestanti c’erano anche alluvionati del senigalliese, territorio devastato insieme al pesarese dall’esondazione dei corsi d’acqua Nevola e Misa, che hanno causato 12 vittime accertate, danni ingenti e sfollati, oltre ad una persona ancora dispersa, la mamma di 56 anni (Brunella Chiù) di cui sono ancora in corso le ricerche.
Tra le richieste ad un mese esatto dal drammatico evento, quella del «ripristino dei luoghi e dei territori devastati dal nubifragio, l’integrale risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni, l’abbattimento drastico e immediato dei costi delle bollette di gas e dell’energia elettrica con la moratoria a fondo perduto sui pagamenti nelle aree alluvionate».
«Non vogliamo pagare i costi sociali di scelte politiche fatte contro di noi e sulla nostra pelle» hanno rimarcato manifestanti che hanno scelto come slogan «basta pagare». Tra le altre richieste lo stop alle trivellazioni e ai rigassificatori, un cambiamento radicale del Pnrr; così che i fondi destinati al territorio siano dirottati sui progetti sociali di ricostruzione insieme a piani concreti di intervento contro il dissesto dei territori e al rifiuto di strategie di rilancio del fossile, un reale e attuale percorso di fuoriuscita.
Tra i manifestanti, anche i centri sociali. Enrico Pergolesi, consigliere comunale a Senigallia (opposizione) ha raccontato i danni subiti dalla sua abitazione invasa da oltre 2 metri di acqua e fango dopo l’esondazione del fiume Misa ed ha attaccato la giunta regionale per aver spostato risorse destinate al Misa verso l’Esino. Le sue richieste sono state quelle di «misure» e interventi per la «riduzione del rischio», di realizzazione di «opere idrauliche e manutenzione del fiume (Misa, ndr)».
In Pazza Roma, dove il corte si è sempre di più ingrandito, arrivando quasi a 400 persone, alcuni attivisti hanno bruciato le bollette dell’energia elettrica per protestare contro i rincari crescenti.