Senigallia

Emission Gap Report 2024, CO2 a livelli record. Passerini: «Livello di consumi insostenibile. Serve l’impegno dei singoli»

Secondo il report dell'Unep le emissioni di CO2 fossile rappresentano il principale responsabile dell’aumento complessivo delle emissioni dei gas serra

Le emissioni globali di gas serra nel 2023 hanno raggiunto il livello record (57,1 GtCO2) segnando una crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo anche le concentrazioni atmosferiche di CO2 e quelle di CPO2 fossile hanno continuato ad aumentare. A scattare la fotografia è l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) dal titolo ‘Emissions Gap Report 2024’. Secondo il report le emissioni di CO2 fossile rappresentano il principale responsabile dell’aumento complessivo delle emissioni dei gas serra, cresciute più velocemente rispetto al periodo 2021-2022 (0,3%).

Le emissioni di CO2 fossile appresentano circa il 68% delle attuali emissioni di gas serra e sono guidate dalla combustione di carbone, petrolio e gas nei processi industriali legati alla fabbricazione di metalli, cemento e altri materiali. Il rapporto evidenzia che per raggiungere la temperatura di 1,5°C (previsto dall’Accordo di Parigi) sono necessari tagli alle emissioni del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035. In caso di obiettivo mancato il mondo si avvierebbe nel secolo verso un aumento della temperatura di 2,6 – 3,1°C con effetti debilitanti per le persone, il pianeta e le economie mondiali.

«Globalmente una parte molto consistente delle emissioni deriva dai processi industriali e dalla produzione di energia – spiega il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche – , in Italia però e nelle Marche la situazione è un po’ diversa, perché la maggior parte delle emissioni prodotte deriva dalla combustione del riscaldamento domestico e dai trasporti, oltre che dall’energia elettrica». Quali le soluzioni più immediatamente attuabili per ridurre le emissioni? «Occorre rendersi conto dell’impatto del riscaldamento globale i cui effetti più pesanti si riscontrano nel Mediterraneo e in Artico – dice – tra le ripercussioni da noi stimate utilizzando i modelli di calcolo c’è un aumento del 60% delle precipitazioni».

Per l’esperto occorre «pensare strategicamente a come ridurre le emissioni per arrivare in futuro ad azzerarle, rendendosi conto, però, che l’effetto di miglioramento non si avrà prima di una decina di anni. Dato che nelle Marche la quota di CO2 prodotta dall’industria è pari a circa un quinto si può comprendere bene come sia necessario l’impegno del singolo cittadino nel ridurre il consumo di energia e di beni». Quali sono i tre consigli utili che le persone possono attuare per contribuire a questo processo di cambiamento? «Usare meno i mezzi di trasporto individuali e acquistare auto elettriche, ridurre il riscaldamento domestico e preferire l’acquisto di prodotti che garantiscono un impatto zero, ci sono imprese che prestano attenzione alla sostenibilità».

Chi inquina sono soprattutto Cina e India, che faticano ad accettare obiettivi di riduzione significativi in tempi relativamente brevi: come se ne esce? «È vero che giocano un ruolo fondamentale nella produzione di gas serra: la Cina in particolare è la principale sorgente di gas serra del Pianeta, ma bisogna anche dire che sta mettendo in atto politiche di riduzione e processi produttivi meno impattanti. Per quanto riguarda l’India è un Paese meno consumista a livello di energia, però non ha ancora attuato politiche di riduzione delle emissioni, inoltre utilizza ancora una quota importante di carbone».

Il nocciolo della questione per il professor Passerini «è che le persone debbono rendersi conto che l’attuale livello di consumi per quanto riguarda energia, trasporti, costruzioni e beni non è più compatibile con gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Ormai tocca ai singoli fare la loro parte, riscaldando meno le proprie abitazioni, percorrendo meno chilometri con la propria auto e acquistando vetture più piccole e non diesel».