ANCONA – «Il Decreto Caivano smentisce tutte le promesse elettorali della destra marchigiana sulla realizzazione della Zes». A dirlo è il capogruppo in Consiglio regionale del Pd Maurizio Mangialardi. «La Zes unica prevista per il Sud Italia esclude il territorio regionale e dunque le attività produttive marchigiane non potranno usufruire di un trattamento fiscale di vantaggio».
«Eppure, nel programma elettorale della coalizione di destra alle Regionali del 2020 – dice – , uno degli impegni qualificanti della candidatura di Francesco Acquaroli era proprio “aprire una zona economica speciale con incentivi fiscali e condizioni di semplificazione burocratica e amministrativa”. Tre anni dopo, comprendiamo finalmente perché la senatrice Elena Leonardi avesse già mesi fa negato ogni possibilità di realizzare quella promessa: altro che “filiera istituzionale”, la Zes si fermerà in Abruzzo, nonostante i 4 stati di emergenza attualmente vigenti e la crisi economica della nostra Regione».
Mangialardi ricorda che il Gruppo Consiliare del Partito Democratico in questi mesi ha più volte sollevato la questione. In primo luogo, con la risoluzione n. 20/21 (approvata all’unanimità) nella quale si impegnava la Giunta Regionale a “intraprendere ogni iniziativa utile per l’attivazione di un tavolo di natura tecnico-politica finalizzato all’istituzione di una Zona Economica Speciale (ZES) all’interno del territorio regionale colpito dagli eventi sismici del 2016” e ad “attivarsi presso il Governo affinché venga emanata una legge organica per la previsione e regolamentazione normativa riguardante la ZES, al fine di ridurre gli ostacoli burocratici e l’incertezza operativa per gli enti territoriali e gli investitori”.
«In seguito – spiega – con la interrogazione n. 886/23 del 20/07/2023 (di cui sono stato primo firmatario), finalizzata a chiedere conto dello stato di attuazione della risoluzione sopramenzionata. Infine, con la interrogazione n. 753/23 del 24/03/2023 (primo firmatario Fabrizio Cesetti), nella quale si chiedeva notizie circa “lo stato dell’arte delle richieste di estensione anche alle Marche dei benefici della decontribuzione sul costo del lavoro e della Zes”. La Giunta regionale ha sempre fornito risposte insoddisfacenti, fumose, inconcludenti e contraddittorie. La vera risposta è arrivata però dal Governo Meloni nella conferenza stampa di presentazione del “Decreto Caivano”: con buona pace degli imprenditori del nostro territorio e delle promesse elettorali della destra la ZES nelle Marche non si fa e non si farà mai, almeno fino a quando sarà al potere la destra».
«Non c’è da sorprendersi – conclude – : questa è solo l’ultima di una lunga serie di promesse mancate, deluse e non mantenute. Il fatto, tuttavia, è tanto più grave in quanto non si vede all’orizzonte alcuna strategia alternativa per promuovere lo sviluppo economico della nostra Regione, alle prese con problemi gravissimi come il crollo del numero di imprese artigiane (con un preoccupante -21,6% a fronte di una media italiana che registra un -17,4%); all’impressionante calo del numero totale di imprese attive nelle Marche tra 2021 e 2022, passate da 145.066 a 140.066 unità (-5543 imprese, -3,8%); alla diminuzione del numero complessivo degli occupati è in forte calo con -8 mila unità (-1,3%), di cui -5 mila autonomi e -3 mila dipendenti. L’occupazione femminile crolla addirittura al -3,3% (- 9 mila occupate). Si susseguono, insomma, i record negativi sul fronte delle attività produttive e del lavoro: al momento, non è noto quali misure saranno prese per contrastare il declino, sappiamo solo che la ZES promessa e indicata come possibile panacea a questi mali non sarà mai realizzata».