ANCONA – «Ci siamo sostituiti allo Stato e continueremo a farlo per tutte quelle persone che ce lo chiederanno e avranno i requisiti della sentenza della Corte Costituzionale». Sono le parole di Marco Cappato tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta a Senigallia nella giornata in cui è morto Mario, il 44enne primo uomo in Italia ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito.
Mario, il cui vero nome è Franco Carboni, è morto questa mattina pochi minuti dopo essersi autosomministrato il farmaco, è stato riferito nel corso della conferenza. «Federico se ne è andato con un sorriso, salutandoci» ha detto Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, che insieme al collegio legale ha seguito la vicenda di Carboni, immobilizzato ad un letto da 12 anni a causa di un incidente stradale.
Il dottor Marco Riccio, medico anestesista che ha assistito Federico Carboni ha raccontato «stamani era il più tranquillo di tutti noi che, invece, siamo stati colti dalla commozione». E visibilmente commosso è stato l’intervento di Filomena Gallo che all’inizio della conferenza stampa ha letto una lettera scritta da Mario il 2 maggio quando pensava di poter scrivere la parola fine alla sua vicenda il 5 maggio «cosa che non era stata possibile perché non era stato possibile reperire il macchinario e il farmaco» ha detto Gallo.
Parlando delle richieste di Carboni, l’avvocato Gallo ha riferito anche che il 44enne ieri gli aveva chiesto di portargli la porchetta di Ariccia e di aver fatto una corsa contro il tempo per fargliela avere. Tra le volontà di Federico – Mario il nome di fantasia con cui era conosciuto, prima di dare il suo assenso a far conoscere la sua vera identità, è stata anche riferita quella di avere intorno a lui le persone più care ben vestite, in giacca, così come anche lui ha voluto essere sbarbato e in ordine come sempre era stato nella sua vita. Nella sua abitazione per salutarlo gli istanti prima della somministrazione del farmaco, c’erano la mamma, il fratello, gli amici, gli affetti più cari, che lo hanno accompagnato nel suo percorso.
«Federico ci ha chiesto di sorridere e non versare lacrime, perché ora lui è libero di muoversi oltre quelle sbarre che delimitavano il suo letto e la sua vita» ha detto Gallo.
Entrando nel merito della procedura di fine vita, il dottor Riccio ha spiegato che Federico ha «attivato meccanicamente la «somministrazione del potente barbiturico» avviata alle 10,55, sottolineando «mi sono limitato a preparare la linea infusionale» e che il decesso «è avvenuto in pochi secondi» in seguito prima ad un blocco respiratorio e poi cardiaco.
L’avvocato Gallo ha invece spiegato che la procedura è stata filmata, puntualizzando che «sarà esclusivamente a disposizione della magistratura se vorrà verificare la correttezza dell’operato» e che il video non verrà in alcun modo divulgato. Marco Cappato ha infine evidenziato che «la legge in Parlamento» grazie a Federico «diventa superata».