SENIGALLIA – Parafrasando un celebre motto, un altro viale Anita Garibaldi è possibile. Lo sostengono tre associazioni ambientaliste di Senigallia Italia Nostra, Confluenze e GSA – Gruppo Società e Ambiente che hanno sottoposto all’amministrazione comunale una proposta alternativa al restyling dell’importante strada in zona piano regolatore 1933.
La giunta Olivetti, a settembre scorso, ha approvato il progetto definitivo relativo alla riqualificazione di viale Anita Garibaldi, snodo per tutto il quartiere: l’intervento di risanamento conservativo e statico però non riguarderà l’intera strada ma solo il tratto compreso tra la rotatoria di via Capanna e via Mercantini. Il resto potrebbe essere risistemato tra il 2022 e il 2023.
Il progetto prevede la realizzazione di due marciapiedi laterali, di una pista ciclabile a doppio senso di circolazione, dei parcheggi su un lato della strada e della doppia alberatura con abbattimento dei fusti presenti. Con i lavori verranno completamente rinnovati tutti i sottoservizi: acquedotto, fognatura bianca, fognatura nera, cavidotti dell’illuminazione pubblica e della fibra ottica, linea del metano.
Viale Anita Garibaldi è «una arteria storica collocata all’interno del piano regolatore degli anni ‘30, che ha caratterizzato la rinascita della città dopo il terremoto», in cui gli alberi ad alto fusto creano un contesto monumentale, di pregio estetico che secondo le tre associazioni Italia Nostra, Confluenze e GSA – Gruppo Società e Ambiente «non si può eliminare con leggerezza senza che questo abbia un impatto negativo sullo stesso paesaggio urbano».
Da qui la domanda rivolta all’amministrazione comunale: «per rifare tutti i sottoservizi è davvero inevitabile tagliare tutti gli alberi esistenti? L’imponente alberatura è divenuta ormai una componente storica del paesaggio del quartiere: sarebbe possibile ad esempio salvare un filare di alberi sul lato destro (spalle a monte)? Magari diradando gli esemplari esistenti in base allo stato di salute e lasciando così spazio per il parcheggio».
Ma anche sulle sostituzioni, le tre sigle ambientaliste nutrono perplessità: «Laddove risulti necessaria la sostituzione, resta ferma la nostra opposizione all’utilizzo di alberi non adeguati alle funzioni svolte fin qui dai pini e richieste comunque al verde urbano in termini di ombreggiatura, mitigazione dell’inquinamento e paesaggio. La scelta dovrà cadere su specie che garantiscano una rapida crescita, adattamento alle condizioni climatiche del territorio, e che siano soprattutto in grado di svolgere quelle funzioni essenziali delle alberature in città come ombreggiamento, capacità di assorbimento degli elementi inquinanti e di mitigazione delle isole di calore. A questo scopo sarà importante la qualità delle piante, la cura del terreno e delle modalità di impianto».