Senigallia

Arcevia, contro il piano cave della Provincia si schiera anche l’Anpi nazionale

Secondo il presidente Pagliarulo il progetto è di «dubbia utilità economica» e causerebbe «una ferita irrispettosa della memoria locale e nazionale»

Arcevia: il monte Sant'Angelo e il luogo delle prime estrazioni (gennaio 2017)
Arcevia: il monte Sant'Angelo e il luogo delle prime estrazioni (gennaio 2017)

ARCEVIA – Dopo l’opposizione dell’amministrazione comunale e del comitato provinciale Anpi, nel dibattito sulla variante al piano provinciale delle attività estrattive (Ppae) approvata nel luglio scorso si inserisce anche Gianfranco Pagliarulo. Il presidente dell’Anpi nazionale è intervenuto oggi, 8 ottobre, dichiarando la propria contrarietà al ripristino delle estrazioni a Monte Sant’Angelo, un progetto di «dubbia utilità economica» che causerebbe «una ferita irrispettosa della memoria locale e nazionale». 

Il territorio arceviese fu infatti teatro di battaglie con truppe nazifasciste e repubblichini di Salò, oltre che di rappresaglie e di rifugio per molti partigiani impegnati tra il ‘43 e il ‘44 a liberare la zona. Ne rimangono varie tracce ma molte si sono perse negli anni, motivo per cui già da tempo si sta lavorando per una valorizzazione di questo bagaglio storico, culturale e umano. Patrimonio che la comunità e l’Anpi non vogliono dissipare a causa di un progetto ritenuto non utile e bastato su valutazioni tecniche non più attuali.

Tra i temi alla base di questa contrarietà, come accennato, ci sono tre punti. Il primo è una valutazione di carattere storico-culturale che mira non solo a non perdere le tracce di ciò che è stato ma anche a valorizzarle per il futuro, come memoria collettiva.


Il secondo è un approccio di tipo economico-sociale: secondo il sindaco del Comune di Arcevia, Dario Perticaroli, c’è stata una «profonda modificazione delle condizioni economico-sociali del territorio intercorsa nei venti anni trascorsi dalla predisposizione del Piano Regionale delle Attività Estrattive e nei diciassette passati dall’adozione del Piano Provinciale: condizioni che vedono oggi un’importante parte dell’economia locale legata ai valori storici, culturali e ambientali».


Infine ragioni tecniche: le previsioni di necessità di materiale calcareo (circa il 70% in più) contenute nel piano regionale sarebbero del tutto errate e non sarebbero state aggiornate entro il 2012 come dovuto. Nella vicina Sassoferrato, c’è inoltre il bacino estrattivo di Monte Rotondo, non preso in considerazione dal piano provinciale. Non esisterebbe dunque la necessità di ulteriori bacini estrattivi, unica condizione che può giustificare l’esenzione dai numerosi vincoli paesaggistico-ambientali che riguardano il Monte Sant’Angelo.

Dario Perticaroli
Dario Perticaroli

Da qui la presa di posizione dell’amministrazione comunale arceviese che ha prima interloquito con la Regione Marche che deve ancora dichiarare la conformità o meno della variante definitiva al piano provinciale delle attività estrattive. Lo stesso sindaco ha minacciato di ricorrere in via giurisdizionale contro tale atto approvato dalla Provincia di Ancona.

Anche il comitato provinciale dell’Anpi era intervenuto sul tema ricordando che già una sentenza del Consiglio di Stato annullava tale previsione ipotizzata e poi approvata dall’ente Provincia di Ancona. Le stesse posizioni sono state fatte proprie dal presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo: «La memoria è un valore sociale collettivo, una sorta di bene comune riconosciuto dalla legge regionale del 2020 grazie a cui esiste il Parco della Memoria e della Pace. Elemento di tale memoria è il paesaggio, tanto più essenziale quanto più quei luoghi, quelle terre, quelle case sono stati muti testimoni della barbarie nazifascista. In tal caso quel paesaggio diventa sacro e perciò inviolabile perché rappresenta il naturale perenne monumento al sacrificio di una comunità. Violare perciò la terra del Monte Sant’Angelo di Arcevia vuol dire procurare una ferita irrispettosa della memoria locale, ma anche della memoria nazionale troppe volte, negli ultimi anni, colpita da una campagna di negazione dei valori della Resistenza; aggiungo che tale progetto sembra per di più di dubbia utilità anche ai fini di un’impresa produttiva».