ARCEVIA – Si è svolta domenica 5 maggio la 75^ commemorazione dell’eccidio di monte Sant’Angelo, la strage ad opera dei nazifascisti che trucidarono tra il 4 e il 5 maggio del ’44, nel comune dei dieci castelli, circa 70 persone, tra cui partigiani e civili, compresi bambini inermi. Al centro la storia della famiglia Mazzarini, che comprendeva una piccola di appena 6 anni e aveva dato rifugio a una pattuglia partigiana.
Alla cerimonia religiosa e civile hanno preso parte diverse autorità politiche, militari e civili, tra cui i sindaci dei comuni limitrofi delle valli del Misa, Nevola ed Esino, il presidente della Provincia di Ancona Luigi Cerioni, i rappresentanti dell’Anpi e Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che per anni ha gestito gli sbarchi di migranti sulle coste italiane. Era presente anche Almo Bramucci, il figlio di Uliano, uno dei due sopravvissuti all’eccidio nazifascista.
Arcevia, comune insignito della medaglia di bronzo al valor militare, è ormai un punto di riferimento della Resistenza nelle Marche e l’iniziativa è molto sentita e partecipata. La commemorazione dell’eccidio di monte Sant’Angelo è iniziata con il consueto giro dei cippi del territorio comunale, anche se in realtà il primo appuntamento è stato il concerto al teatro Misa di venerdì 3 maggio seguito, il giorno dopo, dallo spettacolo sulla storia di Gino Bartali, che salvò molti ebrei grazie alla sua bicicletta.
Dopo la deposizione delle corone ai caduti, è intervenuto il sindaco di Arcevia Andrea Bomprezzi, che ha ricordato quanto sia importante celebrare i valori della Resistenza e dell’antifascismo in un periodo storico dove spesso ci si dimentica del passato e si tende a scivolare su facili estremismi.
Appassionato ed emozionante anche l’intervento di Marco Bentivogli, segretario generale della FIM Cisl, nonché autore del libro Contrordine compagni. Manuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia, da due anni sotto scorta. Bentivogli ha sottolineato che è complice di questo clima pericoloso chi fa finta di niente, chi è indifferente; ha spronato a tornare ad alzare la testa e a battersi per i valori democratici come per quelli partigiani, sempre più attuali.