ARCEVIA – Il conferimento da parte del Comune di Trecastelli delle funzioni della polizia locale all’unione dei comuni “Le terre della Marca Senone” sono lo spunto per far tornare alla ribalta la discussione sull’utilità di questa scelta che coinvolge 7 comuni della valle del Misa, dalla spiaggia di Senigallia ai monti di Arcevia, passando per Trecastelli, Ostra, Ostra Vetere, Barbara e Serra de’ Conti.
A tal proposito è intervenuto il vicepresidente dell’Unione, nonché sindaco del comune arceviese Andrea Bomprezzi, a pochi mesi dal termine del suo secondo mandato elettorale.
Il primo cittadino ha voluto esaltare questo «percorso di associazionismo serio e rigoroso», spiegando che l’Unione dei Comuni non è una mossa finalizzata «né a spendere di più (nessun amministratore prende un centesimo in più della sua indennità di sindaco), né a creare nuovi carrozzoni (l’Unione sostituirà infatti il Cogesco, che andrà messo in liquidazione), ma è per permettere da un lato di ottimizzare e far fruttare le poche risorse umane e finanziarie a disposizione degli enti locali, dimezzate dalle politiche statali degli ultimi 20 anni, e dall’altro per affrontare con strumenti efficaci nuovi le future sfide che attendono il nostro territorio».
Tutti i comuni aderenti all'”Unione Le terre della marca senone” hanno infatti conferito la funzione dei servizi sociali, settore in cui la gestione unitaria – compresi i due comuni della valle del Nevola attualmente fuori dall’unione, Corinaldo e Castelleone di Suasa – era già operativa. Nell’Unione sono finiti anche i servizi dello sportello unico per le attività produttive (Suap) e i servizi di ragioneria per Arcevia, Serra de’ Conti e Ostra Vetere, ma nel contenitore finirà anche la Polizia locale che già molti comuni della vallata svolgono in convenzione con i limitrofi: Trecastelli ha votato due giorni fa il conferimento all’unione del servizio gestito in convenzione con Ostra, Ostra Vetere e Barbara, mentre Arcevia – convenzionata con Serra de’ Conti – lo farà nel giro di un anno.
La ragione fondante dello “strumento” delle unioni di comuni sta nel fatto che proprio le ridotte capacità finanziarie e l’esigenza di ottimizzare alcuni processi gestionali costringono gli enti locali a tagliare servizi su servizi; la scelta di unirsi è l’unica che potrebbe – secondo gli amministratori che hanno percorso questa strada – contrapporsi alle politiche statali che concedono sempre minori trasferimenti ai singoli comuni e blocchi alle assunzioni.
«Dal 2010 al 2018 – rende noto il sindaco Bomprezzi – il Comune di Arcevia ha visto uscire per pensionamenti ben 19 dipendenti; a oggi ha 32 dipendenti di ruolo ma secondo il vigente decreto del Ministero dell’Economia e Finanze (che tiene d’occhio il rapporto medio dipendenti/popolazione ma non la vastità del territorio), i lavoratori non dovrebbero essere più di 30. Con il turn-over bloccato al 25%, le uniche assunzioni giuridicamente possibili per Arcevia sono state effettuate nel 2017 e 2018, per un totale di 5 unità».
«Tutti i sindaci sono consapevoli che da soli non si riesce ad andare avanti, sia per i vincoli legati alla spesa in generale, in particolare per l’assunzione del personale e dei mutui, sia per il calo costante dei trasferimenti e delle entrate tributarie. Visto il ruolo depotenziato delle province, sarà – ed è anche un appello quello che fa Bomprezzi – decisivo presentarsi ai tavoli di confronto regionali attraverso l’Unione (si pensi alla viabilità, alla sanità, alla banda ultralarga) più importante per consistenza economica, territoriale e di popolazione della Regione Marche. Si tratta di una sfida difficile, non lo nascondo, con alcune incognite, ma è anche una sfida strategica entusiasmante per il futuro del nostro territorio, per progettare nuove modalità di servizi, e nuove politiche di tutela ambientale, di valorizzazione turistica e culturale».
«Chi è contro l’Unione – conclude Bomprezzi – ha una visione miope e superficiale, e vuole la morte del nostro comune. Se si continua a subire passivamente le norme e le restrizioni dello Stato andremo incontro a due fenomeni: non avere più funzionari di qualità e la continua riduzione del personale fino alla chiusura di uffici e all’esternalizzazione dei buoni servizi che abbiamo».