Senigallia

Il 28 aprile è la “Giornata delle vittime dell’amianto”. Il punto con l’associazione Ala

Iniziativa anche a Senigallia, dove tante persone sono morte a causa delle fibre presenti nei luoghi dove il materiale veniva lavorato. L'appello del presidente Carlo Montanari: «Quello che invece fa male è che spesso le istituzioni hanno deciso di non scomodarsi per questa ricorrenza»

Lastre ondulate di amianto, una delle molteplici segnalazioni dell'associazione per la lotta all'amianto di Senigallia
Lastre ondulate di amianto, una delle molteplici segnalazioni dell'associazione per la lotta all'amianto di Senigallia

SENIGALLIA – È un appello accorato quello lanciato dal presidente dell’Associazione Lotta all’Amianto (ALA) di Senigallia Carlo Montanari in occasione della “Giornata mondiale delle vittime dell’amianto” che si celebra il 28 aprile in tutto il mondo. Ma, allo stesso tempo, è anche un grido disilluso e una forte critica a chi non si sta impegnando come dovrebbe per evitare che altre morti possano verificarsi in città.

L’iniziativa è stata lanciata nel 2005 grazie al forum mondiale sull’amianto, proposto dall’Associação Brasileira dos Expostos ao Amianto (Abrea, l’associazione brasiliana degli esposti all’amianto) che da anni invita tutti i movimenti e le istituzioni dei vari paesi a impegnarsi su due fronti: da un lato fare propria questa iniziativa e sensibilizzare quindi l’opinione pubblica; dall’altro quello di agire concretamente per ridurre i pericoli che queste fibre – disperse nell’aria o nell’acqua a causa del cattivo stato di manutenzione – possono provocare anche a distanza di decine di anni.

L’Ala di Senigallia, dal canto suo, da tempo si sta impegnando denunciando le situazioni a rischio di contaminazione dell’ambiente e quindi delle persone, e invitando le istituzioni a mobilitarsi. Purtroppo non sempre all’appello sono seguite azioni utili a ridurre i rischi per la popolazione senigalliese.

Ecco perché Montanari muove anche una forte critica: «Negli anni scorsi, l’Ala ha sempre ricordato questa data con una celebrazione religiosa in memoria dei morti dall’amianto alla quale, solamente in sporadiche occasioni, sono intervenuti alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Quello che invece fa male è che spesso le istituzioni hanno deciso di non scomodarsi per questa ricorrenza. Sarebbe stato sufficiente da parte dei politici e/o dei sindacati senigalliesi anche un gesto o un appuntamento simbolico, di certo significativo per Senigallia, la città della Sacelit e dell’Italcementi che, a causa dell’amianto killer, ha pianto e continua a piangere con frequenza altissima, decine e decine di morti».

In occasione del 28 aprile, Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, lo stesso Montanari – colpito anche lui dal mesotelioma – sarà alle ore 15:30 proprio nei luoghi dell’ex Sacelit-Italcementi nell’area portuale di Senigallia, per dare un segnale di presenza e di ricordo di tutte le vittime o malati senigalliesi.

«È molto difficile – spiega Montanari – quantificare il numero delle morti causate dall’amianto nel mondo. In ogni caso, di certo, l’ordine di grandezza può considerarsi vicino ai milioni, piuttosto che alle centinaia di migliaia. E ancora non è finita, visto che esistono luoghi del mondo dove, incredibile ma vero, l’amianto viene ancora prodotto, impiegato e manipolato. Oltre a una minoranza dei superstiti rimasti a contatto lavorativo con l’amianto, la mortalità riguarda però anche persone comuni a causa della liberazione naturale di fibre rilasciate da tetti di fabbricati e capanne con lastre in amianto ormai di 50 anni fa e quindi in cattivo stato di conservazione».

Ma c’è un allarme da non sottovalutare, rende noto il presidente dell’Ala senigalliese: ed è quello relativo alla presenza di cemento amianto nelle condutture dell’acqua potabile, su cui mancano analisi circa il numero delle fibre di amianto in circolazione e quindi a rischio di essere ingerite. Numero che non dovrebbe superare i 7 milioni di fibre/litro.