Senigallia

Ambulanze calde d’estate e fredde d’inverno. «E la nuova palazzina non migliorerà la situazione»

Il comitato cittadino a difesa dell'ospedale di Senigallia interviene per una questione relativa al personale e ai mezzi del soccorso sanitario, senza una sede adeguata. Né ora né in futuro

ambulanza
Foto di repertorio

SENIGALLIA – Di male in peggio. Per la serie: come i nuovi interventi non risolvono i vecchi problemi. Non c’è pace per la sanità pubblica locale, dove vengono continuamente segnalate situazioni al limite della sopportazione, non solo da parte degli utenti che si rivolgono alle strutture ospedaliere, ma anche dello stesso personale. E’ il caso dei medici all’ospedale di Senigallia che, secondo il comitato cittadino, sono pochi e collaborano con altri camici assunti dalle cooperative, i cosiddetti gettonisti, che vengono però pagati tre volte tanto.

Da un lato c’è la questione della specializzazione che nessuno sceglie, dall’altro c’è l’aspetto economico, su cui incide non solo una remunerazione inferiore ma anche l’impossibilità ad affiancare la libera professione. «Al pronto soccorso di Senigallia – dicono dal comitato – ci sono solo 4-5 medici ospedalieri, i restanti sono delle cooperative. Chi dice che i medici di cooperativa siano l’unica soluzione sta strumentalizzando il servizio; le soluzioni poste, inoltre, come l’aumento delle borse di studio per specializzandi, porteranno a una soluzione tra 10 anni». 

Le criticità aumentano riguardo al 118, secondo il comitato. «A Senigallia i medici a fatica coprono i turni dell’ambulanza medicalizzata; ad Arcevia il servizio è al 80-90%  infermieristico. Ci sono due ambulanze nel nostro ospedale: una medicalizzata e una con due infermieri. D’estate per l’aumento delle chiamate viene stipulata una convenzione con la Croce Rossa con soli due volontari: 1 autista e 1 barelliere. Ovviamente c’è Arcevia dai tempi del Misa Soccorso, attualmente quasi sempre infermieristica, più un’ambulanza a Corinaldo ed una a Pianello di Ostra con volontari». 

Questa è la situazione attuale. Ma quella futura non è che porterà grandi benefici. Sulla questione logistica, per esempio, il personale vive una situazione di ristrettezze e disagi. Una sola stanzetta per tutto il personale, mentre i mezzi non hanno alcuna copertura per cui d’estate le ambulanze che devono trasportare i pazienti sono bollenti e d’inverno fredde. Ma la beffa è che con la nuova palazzina per le emergenze, che dovrebbe vedere la luce a giugno 2026 non è prevista «una postazione riservata né al personale né alle ambulanze del 118».

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