SENIGALLIA – Prima il consolidamento degli argini del fiume Misa più critici, poi l’escavo nel tratto cittadino della foce, poi il rifacimento di ponte II Giugno a campata unica. Sono i primi interventi di messa in sicurezza del bacino idrografico senigalliese contro il rischio alluvione presentati l’altro giorno in II Commissione e ribaditi ieri da Regione, Comune e Consorzio di Bonifica. A cui si devono aggiungere uno scolmatore al porto e una soluzione per il fosso del Sambuco, entrambe opere su cui lavorerà il Consorzio e la vasca di espansione alle Bettolelle, già in fase di appalto.
I primi a partire la prossima settimana saranno proprio gli interventi sugli argini più critici, nell’ambito di quella scala di pericolosità che il Consorzio di Bonifica aveva già individuato con i precedenti lavori sul fiume conclusi l’anno scorso.
La tempistica del dragaggio della foce del Misa è più complessa ma comunque rapida: a settembre ci sarà la gara d’appalto, per poi dare avvio al cantiere entro la fine dell’anno.
«Possiamo ragionevolmente dire – ha spiegato il presidente del Consorzio di Bonifica Claudio Netti di fronte al presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, all’assessore regionale all’ambiente Angelo Sciapichetti e al sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi – che entro l’estate 2020 Senigallia avrà il suo nuovo ponte II Giugno a campata unica, quindi senza pile in alveo, e transitabile anche ai mezzi pesanti».
La questione della sua pedonalizzazione rimarrà ovviamente decisione della politica cittadina, anche se il parere del sindaco è già noto da tempo. Contestualmente verrà risagomata una parte dell’alveo fluviale per una migliore gestione idraulica, soprattutto in caso di piene. «In ogni caso – ha assicurato Netti – è fondamentale non creare allarmismi: la Regione e il Consorzio vigilano continuamente il corso del fiume».
«Grazie al Consorzio di bonifica e all’impostazione che da diverso tempo ci sta dando soddisfazioni – sottolinea il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli – la Regione riesce ad avere quel braccio operativo che permette di dare tempi certi e modalità molto rapida all’esecuzione dei progetti. Ci sono le incertezze di sistema, ma quelle non possiamo eliminarle noi, però tutta la parte che fa riferimento alla Regione, Comuni, Genio civile e Consorzio di bonifica si sta dimostrando estremamente efficace».
Il riferimento è a tutti quei problemi che insorgono con le risorse economiche promesse, trasferite e poi bloccate, come i fondi per il progetto “Italia Sicura” che aveva previsto per Senigallia ben 10 milioni di euro, ma anche a pareri di altri enti che rischiano di bloccare per mesi o anni interi progetti di messa in sicurezza, senza fornire alternative.
Intanto però «si è davanti a una programmazione generale di tutti gli interventi che interessano il fiume Misa, ed è la prima volta che accade – conferma il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi – perché finora si è sempre lavorato in emergenza. Ci tengo a sottolineare che l’escavo rimane una priorità assoluta e inderogabile, così come il rafforzamento degli argini in base alle criticità individuate».
Per quanto riguarda il fosso del Sambuco, che si immette nel Misa praticamente controcorrente ed è a rischio rigetto quando si verifica una piena del fiume, è al vaglio una soluzione prospettata dal Consorzio di Bonifica: quella di far defluire le acque del fosso, data la portata massima limitata a 5 metri cubi al secondo, all’interno della vasca di espansione. Al momento è ancora solo un’idea ma – assicura Netti coadiuvato dal progettista, l’ing. Nafez Saqer – sarebbe un modo per evitare arginature più alte e dall’alto impatto ambientale su un fossato.
Più avanti, infine, quando si avrà certezza di disporre di quei 10 milioni di euro stanziati nell’ambito del progetto “Italia Sicura” e poi bloccati, si potrà pensare allo scolmatore al porto. Si tratta di un’opera necessaria per far sfogare parte della piena del fiume Misa nella darsena Bixio: entrerebbe in funzione solo al raggiungimento di una certa altezza idrometrica, tale da innalzare l’acqua all’interno della darsena di 40 cm circa totali in diverse ore, utili quindi per spostare eventualmente le imbarcazioni della pesca.
Garanzie dunque per cittadini e operatori una volta che saranno terminate le opere: una cosa non così scontata al momento dato che mancano all’appello oltre 10 dei 18 milioni totali per concretizzare questo progetto di messa in sicurezza del fiume Misa.