SENIGALLIA – Dopo giorni di silenzio sul tema, interviene un noto imprenditore, Giuseppe Fiorini, a criticare il progetto del nuovo ponte Garibaldi. Critiche ma non solo: l’ex presidente di Confindustria Ancona indica come prioritaria la strada per realizzare le vasche di laminazione. Secondo lui quella è l’unica che possa garantire sicurezza a Senigallia e lo dice chiaro e tondo al commissario straordinario per l’alluvione 2022 Francesco Acquaroli e al sindaco Massimo Olivetti in una lettera aperta.
L’industriale senigalliese muove i primi passi dal concetto – contestandolo nettamente come già fatto anche dalla politica – di collegare la sicurezza della città alla costruzione del nuovo ponte Garibaldi, quasi che questa infrastruttura da sola possa risolvere il problema del rischio alluvioni. «Se vogliamo evitare nuovi problemi alla città e all’intera vallata è necessario intervenire a monte. Per affrontare correttamente le problematiche derivanti, in alcune occasioni, dal pericoloso afflusso di acqua, occorre realizzare le vasche di laminazione o di espansione».
Fiorini ricorda come già negli anni ’80 fossero state pianificate tre vasche di espansione con lo scopo di “calmare la corsa del fiume” Misa, accumulando l’acqua piovana per poi rilasciarla gradualmente. Soluzione che però non venne realizzata dalle precedenti amministrazioni. Proprio questa assenza, questa mancata realizzazione sarebbe, secondo l’imprenditore, la causa principale delle tragiche alluvioni che hanno colpito Senigallia e i comuni della vallata, soprattutto quella del 15 settembre 2022 che causò 13 vittime e danni per 1-2 miliardi di euro. Altrove, è il caso di Vicenza, ci si è salvati da un’alluvione proprio grazie alle vasche di laminazione realizzate con fondi europei.
Se quella è dunque la priorità, riconosciuta anche dall’amministrazione comunale in più di un comunicato stampa e dall’ing. Babini, vicecommissario all’alluvione, intervenuto durante il consiglio grande dello scorso 5 febbraio, allora non lo è il ponte Garibaldi. Pur riconoscendo l’utilità di un ponte sopraelevato (anche se è ancora tutto da chiarire dove poi dovrebbero atterrare le ambulanze e altri mezzi in caso di allagamento del centro storico), di certo non risolverebbe il problema degli allagamenti.
Senigallia continuerebbe ad essere vulnerabile, ma nel frattempo si sarebbe deturpato il centro storico di stampo settecentesco, prezioso manufatto oggetto di turismo e cuore della città antica. Allora una soluzione potrebbe essere quella prospettata da più parti durante il consiglio grande, l’utilizzo di martinetti per sollevare il ponte in caso di piena ma prima della fase emergenziale. Il che permetterebbe di ricostruire il ponte alla stessa quota di prima, senza però ingombro al deflusso delle acque. Una soluzione che consentirebbe di salvaguardare il centro storico e garantire sicurezza, fermo restando che si potrà ridurre il rischio idrogeologico solo con le vasche di espansione.