Senigallia

Soffitta affittata in nero a 400 euro a immigrati in difficoltà: la denuncia di Arvultùra Senigallia

Gli attivisti hanno seguito le vicende di due famiglie, una con sfratto esecutivo, e segnalano una sistema fatto di sfruttamento, soprattutto degli stranieri

riqualificazione, rigenerazione urbana, edilizia, costruzioni, ristrutturazioni
Immagine di archivio

SENIGALLIA – A quasi 400 euro al mese e in nero avevano affittato una soffitta di pochi metri quadrati a una giovane coppia di stranieri che era in un momento di difficoltà e in attesa di un bambino. Questa è la cifra che è stata richiesta a dei giovani residenti a Senigallia da oltre due anni, che in primavera si sono ritrovati senza un alloggio, con lavori precari e contratti a termine, e una gravidanza ormai a termine.

Non è l’unico caso di affitti in nero, volutamente mantenuti costosi e quindi redditizi, per sfruttare chi è in condizione di difficoltà, temporanea o cronica. E molto spesso sono proprio gli stranieri, quelli con meno possibilità, a rimanere schiacciati da questo sistema che tutti vedono ma che nessuno denuncia. A renderlo noto sono stati gli attivisti dello Spazio Autogestito Arvultùra. Dal 2020 hanno organizzato uno sportello sociale per occuparsi, tra le altre cose, anche del problema abitativo che nella città turistica con la spiaggia di velluto è particolarmente sentito.

La coppia, dopo aver rifiutato quell’offerta che si doveva rifiutare, ha trovato una soluzione tampone da un familiare prima di trovare una situazione più dignitosa, sempre in affitto. Ma non a tutti va sempre bene. Qualcun altro ha preso il loro posto in quella soffitta.

Tra i casi segnalati dagli attivisti senigalliesei c’è anche quello di una famiglia di immigrati, con quattro minori e lavori precari da parte del solo padre. Sono residenti da più di due anni a Senigallia, in un’abitazione «con contratto di comodato d’uso gratuito e, ovviamente, affitto in nero». Anche in questo caso Arvultùra si è occupata della vicenda dopo aver ricevuto lo sfratto esecutivo perché da sei mesi non riescono più a pagare l’affitto. Dialogando con i servizi sociali a conoscenza della vicenda, sono riusciti a rinviare lo sfratto fino al 2 luglio, quando è stata trovata in extremis, davanti all’ufficiale giudiziario e a due agenti della Digos, una temporanea soluzione alla periferia della città.

Scene di vita ai margini della società, che fanno nascere alcune considerazioni e critiche. Innanzitutto a un sistema di affitti spesso di pochi mesi durante l’inverno, perché d’estate gli appartamenti si affittano ai turisti a un prezzo maggiorato. Le conseguenze le pagano i nuclei familiari più deboli, solitamente immigrati ma non solo. Poi c’è la questione dell’«edilizia pubblica ridotta al minimo. Uno scenario che va avanti da anni, di fronte al quale l’amministrazione comunale di turno poco o nulla fa. Certamente non si hanno molti strumenti ma alcuni interventi si potrebbero fare. Per esempio utilizzare una parte del bilancio comunale per il welfare municipale, peccato che il Governo Meloni ha cancellato il finanziamento del fondo affitti destinato alle famiglie che hanno difficoltà economiche. I soldi poi venivano dirottati alle Regioni le quali a loro volta li distribuivano ai Comuni. Nonostante questo, però, un fondo affitti si potrebbe mantenere, è una questione di volontà politica. La giunta del capoluogo regionale – stessa maggioranza della nostra – ha recentemente deliberato 245.000 euro, consistenti in 500 euro per chi ha affitti inferiori a 700 euro e un ISEE inferiore a 13.894. Certamente una cifra una tantum sa di elemosina, ma c’è chi fa peggio. Infatti, chi governa la nostra città ha pensato bene di eliminare 15.000 euro dalla voce “fondo affitti”. Intanto però appartamenti di lusso sul mare vengono su come edera. Di nuovo, questioni di scelte politiche, di dove investire i soldi pubblici. Noi pensiamo che vadano investiti sul sociale a cominciare dal rifinanziamento del fondo affitti».