SENIGALLIA – Comune, Provincia di Ancona e CAR (Consorzio Artigiani Romagnolo) di Rimini finiranno davanti al giudice di pace per la questione dell’aumento della tari registrato negli ultimi anni. A dare il via alla citazione sono cinque soggetti senigalliesi, assistiti dai legali Riccardo Pizzi, Massimo Olivetti e Simonetta Sgreccia, dopo il tentativo – fallito – di mediazione proposto un anno fa.
La vicenda inizia con l’aumento della quota tari per l’anno 2016: una quarta rata con cui si sono coperti i costi per la pulizia dell’arenile senigalliese dopo i copiosi spiaggiamenti dell’anno precedente.
«Dopo l’alluvione del 3 maggio 2014 – spiega Giorgio Sartini, consigliere comunale di Senigallia Bene Comune – vennero infatti realizzati alcuni lavori sul fiume Misa. Lavori che produssero ingenti quantità di materiali vegetali (sfalci e potature, rami e tronchi) che con le piogge del 2015 e le successive piene finirono in mare. Per salvare la stagione turistica e balneare, il Comune fece rimuovere migliaia di tonnellate di rifiuti spiaggiati che però, oltre a finire in discarica, fecero lievitare enormemente il costo della bolletta tari».
«Il conferimento in discarica di ben 18mila tonnellate di rifiuti nel 2015, contro una media annuale di circa 300 tonnellate, ha fatto balzare il costo della tari che i cittadini pagano ma – ricorda ancora Sartini – non sono stati i cittadini a creare quegli spiaggiamenti. Senza contare che, una volta smaltiti i rifiuti, la tari sarebbe dovuta tornare ai livelli precedenti, ma così non è stato. Dal 2014 al 2018 c’è stato un aumento di quasi due milioni di euro, che per noi è assolutamente ingiustificato e vogliamo vederci chiaro».
«Pensiamo – aggiunge l’avvocato Riccardo Pizzi – che ci siano responsabilità sia da parte della Provincia per i lavori effettuati nel 2015, quando non vennero rimossi i materiali vegetativi che poi finirono in mare; sia da parte del Consorzio che ha l’appalto per la manutenzione della spiaggia per non aver vagliato correttamente i rifiuti; sia da parte del Comune per non aver controllato i lavori degli altri due enti».
«La nostra ipotesi è che in discarica siano finite tonnellate di sabbia, quando avrebbero dovuto esserci solo i materiali spiaggiati. La colpa dunque non è dei cittadini che si sono ritrovati a pagare il costo di questi conferimenti notevolmente aumentati. Ora per noi la citazione è solo l’ultimo passo, perché avremmo preferito che la vicenda si chiudesse con la negoziazione assistita: sarebbe bastato un po’ di buon senso da parte dei due enti e della ditta incaricata. Purtroppo non è stato così, e ce ne dispiace».
L’udienza davanti al giudice di pace si terrà il prossimo 15 gennaio: i ricorrenti chiedono il rimborso della quarta rata della tari versata nel 2016. Se dovessero ottenere ragione, si creerebbe un precedente importante e si potrebbero aprire le porte per una class action.