SENIGALLIA – L’annuncio da parte dell’assessore Girolametti dell’arrivo di oltre 5mila mascherine per il personale sanitario di Senigallia e dell’attivazione del servizio “Drive through” per effettuare i tamponi presso lo stadio comunale Bianchelli ha comunicato tra le righe un potenziamento del contrasto alla diffusione del Coronavirus anche nel senigalliese.
Ma, a distanza di pochi giorni, arrivano le precisazioni e le critiche. Le prime da parte di Giorgio Sartini, consigliere comunale di “Senigallia Bene Comune”; le seconde da parte di Paolo Battisti, ex consigliere comunale nonché portavoce dell’Altra Senigallia con la Sinistra.
Per quanto riguarda le mascherine, Sartini spiega come sia giusto dare il riconoscimento che meritano ai protagonisti e artefici di questa lodevole iniziativa. Più che altro per evitare che «soggetti politici che non hanno avuto un ruolo attivo in questa vicenda si espongano mediaticamente», facendo bella figura. «Se non altro per rispetto di chi, in silenzio, cerca di dare il proprio contributo senza voler apparire ad ogni costo».
Da Giorgio Sartini arriva dunque una bacchettata all’assessore alla sanità senigalliese Girolametti ma soprattutto il grazie al P.I. Roberto Mancini che ha fatto partire il primo contatto con un fornitore cinese a favore della comunità di Senigallia; al dott. Maurizio Marchionni, medico di famiglia che si è attivato per quanto necessario; all’azienda Future Technology de L’Aquila che ha sostenuto il maggior costo per sbloccare alla dogana le dieci spedizioni da Hong Kong e Shanghai; alla Bcc di Pergola e Corinaldo per il contributo economico e al sindacato dei medici Fimmg.
Ancora più critico rispetto al tono entusiasta espresso da Girolametti è l’ex consigliere comunale Paolo Battisti. L’esponente della giunta ha spiegato il funzionamento del servizio Drive through per effettuare più tamponi possibile senza far scendere dall’auto i pazienti e senza rischiare nulla per il personale sanitario. «Un servizio all’apparenza ottimo, per come l’informazione di regime ci ha dato ad intendere – afferma il portavoce de L’Altra Senigallia con la Sinistra – ma qui finisce la favoletta». Per fare il tampone si deve essere convocati dal Servizio d’Igiene e Sanità Pubblica in base alle liste di attesa. E le liste di attesa vengono redatte dietro segnalazione del medico di base, dopo una ispezione al paziente e in base alla sintomatologia.
Secondo Battisti «dobbiamo aspettare di sentirci male, attendere che il dottore venga a casa a visitarci (e se ci sono persone infette rischi di ammalarsi e contagiare a sua volta centinaia di altri suoi mutuati), pazientare che faccia la richiesta ed essere messi in lista di attesa per sapere se siamo o meno positivi al Covid-19. E quando ci chiamano, se non siamo da Pronto Soccorso ma magari già sintomatici con tosse o febbre, dobbiamo uscire di casa, sperare di non incontrare nessuno per evitare di contagiare e andare allo Stadio a fare il tampone?».
Inoltre, continua Battisti, non è chiaro il perché non vengano fatti i tamponi alle categorie in questo momento più preziose, dal personale sanitario alle forze dell’ordine, dai dipendenti pubblici e postali ai commessi di negozi e supermercati. «Se io mi attengo a tutte le regole ed esco solo e unicamente per andare a comprare un poco di frutta e verdura, o andare a prendere un medicinale, o pagare una bolletta urgente alla posta, ma una delle persone che trovo dietro il banco è asintomatica ma positiva al Covid-19? Cosa abbiamo ottenuto con la quarantena? Nulla».